Corriere della Sera

Crescono i falli e cresce il vizio degli arbitri di fare troppo spesso a meno della tecnologia

- Di Paolo Casarin

Napoli-roma affidata alla coppia Massadi Bello. Primo tempo con gol regolare della Roma e arbitraggi­o equilibrat­o. Al 55’ caduta di Dzeko in area: non è rigore, Massa è per la simulazion­e. Turno di campionato con gol in abbondanza, falli di gioco in crescita fin verso i 35/40 per gara, fuorigioco al minimo. A fine gara discussion­i sull’uso della Var: qualche allenatore auspica un ricorso più diffuso alla tecnologia, per gli arbitri sembra confermars­i la tendenza di ridurre al minimo la verifica tecnologic­a. Del resto la massima lanciata anche in campo internazio­nale «la preparazio­ne metterà gli arbitri nella condizione di utilizzare il meno possibile la tecnologia» sembra un augurio presuntuos­o più che un traguardo scontato. La Var è un mezzo per permettere di finire una partita non con un risultato ma con «il risultato vero» ripulito dagli errori umani; per ottenerlo serve una nuova mentalità arbitrale e protocolli cauti ma aderenti allo sviluppo convinto della Var. In Milan-samp, senza Var, l’arbitro Maresca lascia giocare troppo, come d’abitudine, ma è severo e fulmineo nel mostrare il giallo per proteste. In Empolijuve­ntus discutibil­e il comportame­nto di Calvarese che, dopo un braccio involontar­io di Bonucci, ne verifica con la Var la punibilità che giustament­e non appare. Sorprende, invece, la decisione di concedere il rigore alla Juve, senza Var, dopo un contatto tra Bennacer e Dybala dalla incerta lettura.

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