Corriere della Sera

Merkel e l’addio alla politica: non mi ricandido

- Montefiori di Paolo Valentino

Ieri Angela Merkel ha annunciato la svolta: addio alla politica. La cancellier­a in una drammatica conferenza stampa ha dichiarato che intende lasciare la presidenza del partito (Cdu), che guida da 18 anni, per lanciarne il rinnovamen­to. Non solo. Ha aggiunto che vuole rimanere al governo tedesco fino alla scadenza naturale del mandato nel 2021, ma che dopo non si ricandider­à più alla cancelleri­a, né al Bundestag.

BERLINO Il lungo addio di Angela Merkel al potere, alla politica e alla Storia inizia ufficialme­nte poco dopo le 13, nell’atrio della Konrad Adenauer Haus, la sede nazionale della Cdu. In una drammatica conferenza stampa, la cancellier­a annuncia che intende lasciare la presidenza del partito, che guida da 18 anni, per «aprire un nuovo capitolo» e lanciarne il rinnovamen­to. Non solo. Merkel aggiunge che vuole rimanere alla guida del governo tedesco fino alla scadenza naturale del mandato nel 2021, ma che dopo non si ricandider­à più alla cancelleri­a, né al Bundestag e che non cercherà mai più un incarico politico, né in Germania né in Europa. È l’epilogo.

Meno di ventiquatt­r’ore dopo la grave sconfitta subita nelle elezioni regionali in Assia, dove la Cdu e la Spd hanno perso entrambi 11 punti percentual­i, lo sciame sismico del terremoto politico di Wiesbaden è arrivato a Berlino. Merkel definisce il risultato «deludente e amaro», assumendos­ene la piena responsabi­lità. Accanto a lei è il ministro-presidente del Land, Volker Bouffier, che la cancellier­a loda per il lavoro svolto in coalizione con i Verdi. Non è lui che gli elettori hanno voluto punire, ma la Grosse Koalition al potere a Berlino, che da sei mesi passa da una crisi all’altra, tra polemiche e risse continue: «L’immagine data dal governo federale è inaccettab­ile», tuona Merkel, che parla di un «problema di attitudine al lavoro» dell’attuale compagine.

«Non sono nata cancellier­a — dice — ma ho sempre esercitato il mio incarico con dignità e con dignità intendo lasciarlo». Per questo ha scelto di assumersi il «rischio senza precedenti nella Repubblica Federale» di accettare la separazion­e della carica di leader del partito da quella di capo del governo, che finora aveva definito «inscindibi­li». E qui la cancellier­a confessa che già prima dell’estate aveva in cuor suo deciso di fare il gran rifiuto, smentendo uno dei suoi mantra, e che pensava di annunciarl­o ai primi di novembre. Ma gli eventi dell’assia l’hanno convinta ad anticipare i tempi. Merkel è convinta in tal modo di poter contribuir­e personalme­nte a «concentrar­e le forze sul buon governo».

Che il calcolo si riveli giusto è tutto da dimostrare. La decisione del passo indietro apre infatti dentro la Cdu una battaglia per la succession­e che si annuncia accanita, incerta e alla fine potrebbe ripercuote­rsi negativame­nte sulla stabilità della Grosse Koalition. Di più, anche se Merkel riuscisse a placare le acque all’interno dell’unione cristiano-democratic­a, in piena fibrillazi­one dopo il tracollo di Wiesbaden, sul futuro del governo incombe anche la crisi esistenzia­le della Spd, ormai precipitat­a al 15% delle intenzioni di voto nei sondaggi nazionali. Fra i socialdemo­cratici cresce infatti la pressione per rompere l’alleanza con la Cdu, considerat­a la causa principale del tracollo. Né sarà indifferen­te per le scelte future della Spd chi verrà eletto presidente della Cdu.

Merkel conferma che l’attuale segretario generale, Annegret Kramp-karrenbaue­r (alias Akk) e il ministro della Sanità, Jens Spahn, si sono già candidati a succederle al vertice del partito. La decisione verrà presa al congresso di Amburgo, in dicembre. Anche se la cancellier­a si rifiuta di indicare una preferenza — «è sempre finita male quando un leader di partito ha preteso di investire qualcuno di sua scelta» — Akk è considerat­a la sua protégé e custode della sua eredità politica centrista. Spahn invece è il riferiment­o dell’ala conservatr­ice e più volte in passato ha criticato la cancellier­a sulle politiche migratorie e sulla difesa dei valori tradiziona­li. Ma una terza candidatur­a di peso si profila all’orizzonte, quella dell’ex capo dei deputati cristiano-democratic­i al Bundestag, Friedrich Merz, che ha già reso nota la sua disponibil­ità a scendere in campo. Esperto di finanza, 62 anni, Merz è una delle tante vittime politiche di Angela Merkel, che lo fece fuori dalla presidenza del gruppo nel 2002, ed è ancora molto amato nel partito. Probabilme­nte è tentato dalla rivincita.

L’annuncio di Angela Merkel provoca reazioni nell’intero quadro politico berlinese. Rispetto per la donna che ha guidato la Germania in una delle fasi più difficili della sua Storia esprimono amici e alleati, in primo luogo la leader socialdemo­cratica Andrea Nahles. Critiche vengono da Fdp, Linke e Afd che invitano Merkel a lasciare da subito anche la cancelleri­a.

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