Una rivoluzione per lo sport italiano: il portafoglio passa dal Coni al governo La cassa di 400 milioni a una società pubblica
«Revisione delle competenze del Coni: il governo deve assumere il controllo delle modalità di assegnazione e spesa delle risorse». M5S e Lega lo avevano scritto nel contratto di governo, motivando la frase con la necessità di smantellare il sistema che, in passato, «è stato usato per costruire il consenso interno da riscuotere alle elezioni». Così nella bozza della legge di Bilancio, il governo gialloverde ha inserito un provvedimento che, se confermato, per lo sport italiano vale la rivoluzione: la cassa non più nelle mani del Coni ma in quelle della Sport e Salute spa — una nuova società pubblica guidata da un uomo del governo — che andrebbe a rottamare la controllata Coni Servizi. Oggi il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che quella bozza l’ha firmata da delegato allo Sport, si vedrà a Palazzo Chigi con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in un’occasione già in calendario per un punto sulla candidatura italiana ai Giochi invernali del 2026. Ma il tema centrale sarà la bozza che finanziariamente — e soprattutto politicamente — depotenzia il Coni e mette in bilico l’indipendenza dello sport dalla politica, requisito base per il Comitato Olimpico Internazionale che le Olimpiadi le assegna. La bozza è ancora ufficiosa, Coni e governo ci stanno lavorando alla ricerca di un compromesso. Difficilmente, però, sarà smantellato l’impianto del documento che va a fare della neonata Sport e Salute spa una sorta di ministero dello Sport con, in tasca, il portafoglio del Coni. Sono centinaia di milioni: ad oggi lo Stato finanzia direttamente il Coni per 416,9 milioni di euro, di cui 276 spesi per i «contributi istituzionali», vale a dire i fondi dirottati alle federazioni fra Corriere.it
Sul sito web del Corriere, nel canale Economia, tutti gli approfondimen ti e le analisi sulla manovra «parte sportiva», personale e contributi per gli impianti. Il resto è dedicato a finanziare il «contratto di servizio annuale con Coni Servizi»: 122 milioni con cui coprire i costi di tutti i «beni e servizi» per il funzionamento della struttura, dalle spese per la partecipazione agli eventi olimpici, fino agli stipendi dei 700 dipendenti. Con la rivoluzione firmata da Giorgetti, e spinta dal M5S, non si tocca il contributo del governo che per legge non può scendere al di sotto di 410 milioni di euro, ma sono le proporzioni a ribaltarsi: sarebbe la Sport e Salute spa, cioè il governo stesso, a distribuire alle federazioni 370 milioni, ovvero il 90% del budget complessivo; mentre al Coni sarebbero garantiti 40 milioni per il suo funzionamento e la preparazione olimpica. Certo, il nuovo sistema ha delle imperfezioni: se i soldi arrivano dalla Sport e Salute e non dal Coni, le federazioni (preoccupatissime) dovranno restituire allo Stato il 22% per l’iva. Ma il problema più grosso si riflette sui Giochi 2026: accetterà il Cio di assegnarli a Milano-cortina visto che il Coni rischia di finire «commissariato» dalla politica?