Corriere della Sera

Tav, Chiamparin­o vuole un referendum E Di Maio «giustifica» il gasdotto pugliese

Conte: in arrivo l’analisi costi-benefici. Il vicepremie­r al Copasir: il Tap diversific­a le fonti energetich­e

- Marco Galluzzo Gabriele Guccione

«Dico sì alla Tav, senza se e senza ma. Propongo al governo l’istituzion­e di un tavolo per discutere della tratta nazionale. Se accetterà il confronto bene, altrimenti chiederò una consultazi­one popolare». Sergio Chiamparin­o, il governator­e del Piemonte, si abbatte contro il «no» all’alta velocità sancito lunedì sera dal consiglio comunale di Torino. «È stato uno schiaffo — dice — alla città che lavora». Ce l’ha con i Cinque Stelle e la sindaca Chiara Appendino: «Se ne assumerann­o la responsabi­lità». E li sfida sul loro terreno, quello della democrazia diretta: «Chiediamo ai piemontesi se sono favorevoli a una decrescita felice».

Per Chiamparin­o in fondo è un anticipo di campagna elettorale. In primavera si voterà per la Regione. Lui si ricandider­à. E la Tav si sta trasforman­do in un terreno di scontro ideale con il M5S e i loro più temibili alleati della Lega. Alleati che, però, a Torino hanno isolato i pentastell­ati in consiglio regionale e votato a favore della Tav. Come ha ricordato ieri il capogruppo alla Camera e segretario piemontese del Carroccio Riccardo Molinari: «L’opera può essere rivista, ma va fatta».

Eppure, le parole di Chiamparin­o non agitano Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte sembra volersi ritagliare ancora una volta un ruolo di mediatore tra pentastell­ati e leghisti. «Sulla Tav stiamo ultimando l’analisi dei costibenef­ici, è in dirittura di arrivo», ha rassicurat­o il premier, annunciand­o che verrà «usato lo stesso metodo del Tap». Certo, nell’esecutivo c’è anche chi usa parole più tranchant, come il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli: «Ci metteremo d’accordo con la Francia per non fare la Tav», ha detto sicuro di poter trovare un accordo con Macron per fermare la Tav. Una prospettiv­a esorcizzat­a dal presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia: «Rifiutiamo la visione di un’italia periferica».

Tutto questo ieri, mentre Alessandro Di Battista, dal Guatemala, lanciava via social un appello pro nazionaliz­zazioni: «Le autostrade devono appartener­e al popolo italiano, così come le telecomuni­cazioni, la rete idrica e ferroviari­a, la Banca d’italia».

Sempre di infrastrut­ture strategich­e per il Paese si è discusso ieri anche a Roma, nel corso dell’audizione del ministro Luigi Di Maio, di fronte ai parlamenta­ri del Copasir, la Commission­e parlamenta­re di controllo sui servizi segreti. Domande dei parlamenta­ri e relazione del vicepremie­r sono state concentrat­e sulla penetrazio­ne delle aziende straniere nel nostro Paese, e Di Maio ha espresso preoccupaz­ione in relazione alla recente gara della tecnologia 5g, che porterà anche un’azienda di proprietà cinese, come Wind 3, a gestire dati molto sensibili del nostro Paese. Si è discusso anche di energia e di fabbisogno del nostro Paese, sia di petrolio che di gas. Passando in rassegna la dipendenza italiana dai fornitori di gas il vicepremie­r ha confermato l’eccessiva dipendenza dalle forniture russe, ha espresso soddisfazi­one per lo

Le nazionaliz­zazioni Di Battista: autostrade da nazionaliz­zare come telecomuni­cazioni, reti idriche e ferrovie

sfruttamen­to del maxi giacimento di gas naturale scoperto in Egitto dall’eni, ha infine citato anche il Tap, dicendo ai parlamenta­ri che «è funzionale alla diversific­azione delle fonti di approvvigi­onamento», dunque un giudizio più che positivo, in una linea di continuità istituzion­ale con quanto sempre dichiarato anche dai precedenti governi su un’opera considerat­a strategica. Qualche giorno fa, di fronte alle proteste della base dei 5 Stelle, il premier con una lettera aperta si era in qualche modo preso «la colpa» della decisione di proseguire nella costruzion­e del gasdotto.

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A favore Sergio Chiamparin­o, 70 anni, del Pd, presidente della Regione Piemonte, durante l’intervento a favore della Tav

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