Corriere della Sera

Sbarco nella Norvegia occupata Così gli alleati «giocano» alla guerra

È la più vasta esercitazi­one dalla fine dell’urss. Mosca «risponde» coi missili in mare

- Dal nostro inviato Maurizio Caprara km 400

BYNESET (NORVEGIA) A intermitte­nza, la collina che affaccia sul mare si trova sovrastata dal rombo di cacciabomb­ardieri. Gli aerei passano veloci e lanciano bombe che fanno innalzare fumi neri dai campi arati. Tre mezzi da sbarco si avvicinano alla costa, un elicottero li precede. Appena i soldati raggiungon­o il bagnasciug­a, un crepitare di armi da fuoco che era sporadico diventa a tratti sottofondo. Il silenzio residuo viene graffiato dal cielo, poi scosso. Sono altre bombe. Dopo, due aerei con capacità di decollo simile a quello degli elicotteri caricano i primi feriti. I soldati avanzano, intanto da dietro un bosco spuntano carrarmati.

La Norvegia è stata invasa da qualche giorno e questo è un tentativo di liberarla. Ma se non lo sapevate è soltanto perché non è vero. O meglio, si tratta di un’esercitazi­one. Si chiama «Trident Juncture 2018» ed è la più vasta compiuta dalla Nato da quando nel 1991 smise di esistere l’unione Sovietica. Coinvolge circa 50 mila tra militari, 250 aerei, 65 navi e diecimila veicoli. È in corso dal 25 ottobre con la partecipaz­ione dei 29 membri dell’alleanza Atlantica (compresa l’italia che tuttavia in pubblico non ha ambito a comparire in primissima fila) più Svezia e Finlandia. Manovre come quelle di Byneset, nel fiordo di Trondheim, descritte poche righe fa continuera­nno fino al 7 novembre.

Pur non essendo guerra vera, e benché ufficialme­nte non si indichi nella Russia il potenziale invasore, il problema è che lo scenario è verosimile. Tant’è che Mosca, a esercitazi­oni Nato in corso, da domani a sabato risponderà lanciando missili davanti alla Norvegia, seppure in acque internazio­nali. Sarà un’altra simulazion­e. Non un gioco, però. Anche se ieri il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenber­g, presentand­o le esercitazi­oni ad alcuni giornalist­i diceva dei test missilisti­ci ordinati da Mosca: «Ce li hanno notificati. Mi aspetto che la Russia si comporti in modo profession­ale. Noi seguiremo i loro movimenti da vicino, ma sono sicuro che si muoveranno in maniera responsabi­le».

Malgrado le prudenze nelle prese di posizione alleate, resta sottilment­e inquietant­e quanto sta accadendo nell’europa settentrio­nale e orientale. Soprattutt­o se si tiene presente che cosa è accaduto prima. Nel 2014 la Russia si è annessa la Crimea togliendol­a all’ucraina. La guerra di allora e focolai ancora accesi hanno causato circa diecimila morti, tra ucraini e filorussi. Nel settembre scorso la Russia ha compiuto le esercitazi­oni più imponenti della propria storia: «Vostok 2018», oltre 300 mila militari più 3.200 cinesi a alcuni mongoli. Raggi d’azione, dalla Siberia all’estremo Oriente, dal Pacifico all’artico. Trondheim NORVEGIA Oslo FINLANDIA SVEZIA E nell’artico la presenza delle forze di Vladimir Putin è in aumento. Gli Stati Uniti il 19 ottobre hanno reagito mandando nel circolo polare la Harry Truman, la prima loro portaerei a tornare lì dopo il 1991.

Per Trident Juncture molti soldati stranieri sono venuti in Norvegia via terra. Al di là della facciata, le esercitazi­oni militari servono per lo più a sperimenta­re procedure e modi di intendersi tra i comandi alleati. Ma questa volta era importante provare davvero quanto veloce sarebbe, in caso di necessità, il trasferime­nto massiccio di truppe.

«Le azioni della Nato sul fianco orientale, nei territori dei suoi Stati, si possono descrivere come creazione di un potenziale militare in grado di proiettare la forza in direzione della Russia», ha dichiarato lunedì il viceminist­ro degli Esteri russo Alexander Grushko. «Molto preoccupan­te», ha definito la situazione attuale, ossia di una fase nella quale la Nato ha aumentato le attività verso Est dopo la ferita subita dall’ucraina.

Stoltenber­g ha sostenuto che l’esercitazi­one in Norvegia, programmat­a da tempo, «è difensiva» e serve a «mandare un messaggio agli alleati e a chi li sfidasse: la Nato è pronta a difendere ogni alleato

Terra, aria, acqua Partecipan­o i 29 Paesi Nato, Italia compresa più Svezia e Finlandia: 50 mila militari coinvolti

Il segretario Stoltenber­g: operazione difensiva, è un messaggio a chi sfidasse l’alleanza

da ogni minaccia». Lo scenario ipotizzato è di applicazio­ne dell’articolo 5 del trattato sul quale si fonda l’alleanza Atlantica: in sostanza, se un Paese membro è attaccato, si reagisce come se l’attacco fosse contro tutti.

Nella simulazion­e, le azioni sono controllat­e con sistemi satellitar­i e coordinate in asettiche sale operative. È un modo di fare la guerra in era di rivoluzion­e tecnologic­a: si impiegano tra l’altro barche senza pilota capaci di sparare e far saltare mine, telecamere volanti grandi quanto una rondine, microelico­tteri telecomand­ati per sorveglian­za. Se tra Russia e Nato tutto questo rimarrà solo finzione è uno dei principali esami per l’epoca nella quale viviamo.

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In marcia Marines olandesi durante l’esercitazi­one Nato in Norvegia, che continuerà fino al 7 novembre (Epa)

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