La Mongolia mette al bando la festa di Halloween «Corrompe i nostri giovani»
Ordine del governo alle scuole. Ma nei negozi i costumi vanno a ruba
«Dolcetto o scherzetto», in lingua mongola, suona più o meno così: zali mekh esvel emchlekh. Per noi una specie di scioglilingua. Ma non c’è da preoccuparsi. Se anche capitate dalle parti di Ulan Bator durante la festa di Halloween — una tradizione che viene celebrata (cade stasera) ormai quasi in tutto il mondo — non sentirete più la formula recitata dai ragazzini per «estorcere» caramelle e altri dolciumi bussando a caso alle porte di sconosciuti.
Il governo della Mongolia ha infatti cancellato la ricorrenza, vietando alle scuole di organizzare feste in costume «che non appartengono alla nostra tradizione culturale». Per la professoressa Erdenechimeg Ganzolboo — docente all’istituto superiore numero 23 della capitale Ulan Bator — una decisione incomprensibile. «La nostra scuola — ha spiegato alla Reuters — ha classi specializzate nello studio dell’inglese. Per questo abbiamo iniziato a celebrare Halloween». Il punto, continua la professoressa, è che «forse alcuni studenti si sono immedesimati troppo nei travestimenti e alla fine si sono rivelati un “disturbo sociale”». In effetti, il ministero In classe Studenti di Ulan Bator, in costume, pronti a festeggiare Halloween: da quest’anno il governo della Mongolia ha deciso di vietare feste e party legati alla tradizionale festa americana dell’istruzione ha dichiarato di aver ricevuto molte lamentele da parte di genitori «furenti perché i figli chiedevano loro denaro per comprarsi costumi di cui non capivano il senso». La Mongolia, un Paese vasto (1.566.000 chilometri quadrati, cinque volte l’italia) e pressoché spopolato (tre milioni di abitanti), ha vissuto negli ultimi decenni — ormai affrancata dalla tutela prima della Cina, poi dell’unione Sovietica — un vero e proprio boom economico grazie alle sue ingenti risorse minerarie. Di pari passo, l’apertura all’occidente ha significato l’arrivo di lavoratori stranieri — e soprattutto di usi e costumi — poco in sintonia con una popolazione certamente ospitale ma altrettanto legata alla propria storia e alle proprie tradizioni. Nemmeno gli anni del comunismo imposto da Mosca sono bastati a far dimenticare ai mongoli il legame con il Buddhismo (scuola tibetana), religione prevalente nelle steppe infinite dove poche iurte (le classiche tende circolari dei nomadi) interrompono il filo dell’orizzonte.
Certo, le scuole di ogni ordine
e grado sono costrette da quest’anno a cancellare ogni attività (leggi: party) legata alla «festa dei morti» che dagli Stati Uniti — soprattutto grazie a Hollywood — ha finito con il contagiare l’immaginario dei giovani di tutte le latitudini. Ma, stasera, almeno nella capitale, qualche maschera attraverserà il centro cittadino, magari furtivamente. «Per la verità qui a Ulan Bator — confessa il titolare di un negozio frequentato soprattutto per i suoi costumi (e maschere) di Halloween — non è cambiato nulla e le vendite di travestimenti sono andate esattamente come negli anni scorsi».
Dunque «dolcetto o scherzetto», per ora, continuerà a sentirsi tra le folate del vento gelido che ormai spazza il mare d’erba: a voi capirlo...