ENRICO MATTEI E QUELL’ORDINE DI UCCIDERE IL COMMISSARIO FASCISTA
Caro Aldo, il 27 ottobre 1962 moriva in un incidente aereo a Bascapè (Pv) Enrico Mattei. Potrebbe essere stato un attentato: in molti, infatti, volevano la sua morte. Sia a San Donato Milanese che a Bascapè è stato commemorato nei giorni scorsi l’ex presidente dell’eni, Enrico Mattei. È stato un grande italiano che tanto ha fatto per il Paese e per i suoi dipendenti che lo ricordano con affetto, riconoscenza e cordoglio. Non potrebbe ricordarlo anche lei?
Cari lettori,
Sulla morte di Enrico Mattei la vera domanda non è se si tratti di un attentato — tracce di esplosivo sono state trovate sul suo orologio e pure sulla sua fede nuziale —, ma chi l’abbia ordito. Il fondatore dell’eni aveva troppi nemici, dalle Sette Sorelle — definizione da lui inventata per definire il cartello anglo-olandese-americano del petrolio — alla mafia, inclusi i nazionalisti francesi. Ricordare la sua figura è sacrosanto. Fu lui a intuire che senza il petrolio l’italia non sarebbe mai diventata una potenza industriale. Pagò con la vita la tenacia con cui perseguì il suo disegno. E, a differenza di altre storie italiane, quella dell’eni continua.
Per dirvi chi era Mattei, da capo partigiano cattolico venne catturato con altri leader democristiani, tra cui Ferrari Aggradi. Il commissario di Salò mette tutti al muro e ordina il fuoco: è una falsa fucilazione. Mattei finisce in carcere e viene liberato da un commando partigiano guidato da Rino Pachetti. Lui nomina Pachetti sua guardia del corpo per tutta la vita; farà diventare l’amico Ferrari Aggradi ministro delle Partecipazioni statali (del resto Mattei nominava mezzo governo); prima però — sostiene una leggenda, ripresa dal suo biografo Nico Perrone — fa cercare il commissario torturatore e lo fa uccidere.
Non era un santo; diciamo che aveva una certa personalità. Aveva sposato una Bluebell, una ballerina del varietà. Per Giorgio Bocca, che lo ammirò, era «nazionalista e populista, profondamente italiano, profondamente anti-italiano». Per Indro Montanelli, che lo avversò, «un moralista incorruttibile, un tangentaro integerrimo».©
RIPRODUZIONE RISERVATA