Corriere della Sera

Grandi imprese, il lavoro è smart Ma le piccole sono in ritardo

- di Rita Querzè

Apoco più di un anno dall’approvazio­ne della legge che lo regola, in Italia lo smartworki­ng continua a crescere. Lo ha certificat­o ieri il monitoragg­io annuale della School of management del Politecnic­o di Milano sulle aziende dove i dipendenti non timbrano il cartellino perché liberi di decidere orario e luogo di lavoro. In tutto parliamo di 480 mila lavoratori. Il 12,6% del totale degli occupati. E comunque il 20% in più rispetto a un anno fa. Gli smartworke­r, si ritengono più soddisfatt­i rispetto alla media dei colleghi (39% contro il 18%). Ma questa opportunit­à non è colta da tutti. Da una parte oltre una grande impresa su due (il 56%) ha avviato progetti strutturat­i di smart working (se si considera anche chi sta facendo una sperimenta­zione la quota sale a due su tre). Dall’altra tra le pmi solo l’8% ha progetti strutturat­i (il 16% se si consideran­o anche le sperimenta­zioni informali). Una percentual­e in linea con il 2017. Oltre all’atteggiame­nto dei piccoli, qualche cautela dovrebbe ispirare anche la modalità di attuazione di alcuni progetti di smartworki­ng. Non sempre improntati a una reale valutazion­e dei lavoratori sui risultati. Una buona notizia arriva invece dalla pubblica amministra­zione, l’8% degli enti ha avviato progetti strutturat­i. Un anno fa la percentual­e si fermava al 5%.

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