I droni per la Difesa e la commessa mancata A rischio Piaggio Aero
Anche il maltempo si è messo contro la vertenza dei lavoratori di Piaggio Aerospace di Villanova d’albenga che ieri avrebbero dovuto incontrare il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Tutto rinviato a lunedì. Intanto i giorni passano e aumenta il rischio di messa in liquidazione della società. Tutti i segnali dicono che il fondo Mubadala di Abu Dhabi, proprietario di Piaggio, non aspetterà a lungo dal governo una risposta chiara sul futuro dell’azienda. Più esattamente una risposta sulla conferma della commessa da 766 milioni di euro per lo sviluppo della tecnologia, la produzione e l’acquisto di dieci coppie di droni M.A.L.E. Gli Emirati avevano siglato un accordo con il precedente governo per una commessa «gemella» per cui si impegnavano a loro volta ad acquistare venti droni. Tutto si è fermato.
Il «pacchetto Piaggio» approdato alle commissioni parlamentari non è mai stato calendarizzato e nonostante le rassicurazioni del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ad ora non è in agenda. Senza la commessa a restare senza pilota e senza azionista sarà la Piaggio Aerospace: «Temiamo la messa in liquidazione – dice Lorenzo Ferraro, Fiom Cgil di Savona — questo significa chiudere un’azienda da 1200 dipendenti, senza contare l’indotto». Due giorni fa il presidente Toti ha parlato con il vicepremier Luigi Di Maio delle emergenze industriali di Ilva e Piaggio. Il ministro ha poi riconosciuto «l’importanza e il ruolo strategico di un’impresa come Piaggio». Il problema non parrebbe l’impegno sui droni ma la definizione di spesa e il reperimento dei 766 milioni. Fra le voci che si erano rincorse negli ultimi tempi c’è anche quella di un intervento di Leonardo: «Ci sono solo due soluzioni – dice Antonio Apa, segretario Uilm di Genova – o il governo rispetta il patto con gli arabi o Leonardo rileva le quote di Piaggio».