Corriere della Sera

Serata da Champions

I rossoneri da una possibile crisi a un possibile quarto posto Contro il Genoa confermata la coppia Higuain-cutrone

- Milano, ore 20.30 Carlos Passerini Monica Scozzafava

Festa/2 (Lapresse) MILANO Il calcio, anche se Spalletti la pensa diversamen­te, è liquido. Tutto scorre, tutto cambia, tutto rotola. E a volte, anzi spesso, accade che in tre giorni il mondo si capovolga: dallo sprofondo rossonero all’operazione quarto posto. La prova è Milan-genoa di stasera, recupero della prima giornata, rinviata il 19 agosto scorso per l’immensa disgrazia del ponte Morandi: fino a domenica ci si chiedeva tutti se in panchina stasera ci sarebbe stato ancora il povero Gattuso o l’avrebbero ignominios­amente licenziato prima, oggi vale la Champions. Così va.

Il calcio è liquido perché a mutare lo scenario è bastato un successo sulla Samp, per quanto neanche del tutto convincent­e, ma queste sono le regole del gioco e fingere di non conoscerle non serve a niente. Anche perché la classifica è lì da vedere: se il Diavolo stasera leva i tre punti al Grifo acchiappa al quarto pomediatic­a le reti in cui Higuain ha preso parte attiva (in dieci partite): 7 segnando e in una fornendo l’assist. Cutrone ha segnato almeno un gol nelle ultime 3 partite in cui è stato schierato titolare sto la Lazio che sfiderà poi nello scontro diretto all’olimpico dopo la sosta, il 25 novembre. Il mondo ribaltato, già. Sul tema ha detto la sua anche il d.t. Leonardo, ieri al Golden Foot a Montecarlo: «Col Genoa capiremo qual è il nostro reale valore. Al momento siamo perfettame­nte in media con le nostre ambizioni. Gattuso in discussion­e? Le voci provengono da fonti esterne al nostro ambiente, per questo non abbiamo ritenuto di doverle smentire, perché Rino sa di godere del pieno sostegno. Vogliamo la Champions ma non deve diventare un’ossessione».

Il guaio di Rino, ieri rimasto in silenzio con l’obiettivo di evitare la sovraespos­izione e concentrar­si sulle cose di campo, è che i 6 esami in 10 giorni gli hanno ridotto le scelte e stasera non avrà grosse alternativ­e: Calabria ha una distorsion­e alla caviglia e al suo posto c’è Abate, Bonaventur­a è alle prese con un dolore al ginocchio e verrà sostituito da Laxalt, Kessie si è allenato ma non sta bene e potrebbe essere rimpiazzat­o dal fin qui deludente Bakayoko. Starà fermo invece addirittur­a diversi mesi Caldara. Ieri la diagnosi: lesione parziale del tendine achilleo e del polpaccio destro. Su Instagram ha citato Seneca: «Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza».

La certezza è che si va avanti con la coppia di fatto Higuaincut­rone: malgrado la rosa non sia costruita per il doppio centravant­i, prima di tutto perché in panchina non esiste un sostituto in caso di emergenza, Gennarino s’è convinto che in questa fase ancora critica non si possa rinunciare né alla classe matura del Pipita né alla spensierat­a intraprend­enza di Patrick. Le statistich­e dicono che quest’ultimo la butta dentro una volta ogni 47 minuti, media inferiore in tutta Europa solo a quella di Paco Alcacer del Dortmund, una ogni 27. Adelante quindi col 4-4-2.

Il Genoa però non ci sta a fare da comparsa e, dopo i due preziosi pareggi consecutiv­i con Juve e Udinese che hanno restituito ottimismo a un ambiente rossoblù incupito dalla cacciata di Ballardini, Juric chiede i tre punti: «Voglio fare male al Milan». L’arma ce l’ha. Si chiama Piatek.

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Leonardo Gattuso non è in discussion­e, ha il nostro pieno sostegno

chiusi. Finora nessuna sanzione a suo carico, a Napoli ne aveva una collezione. L’inglese parlato va perfeziona­ndosi ma il linguaggio colorito è stato abolito a Stamford Bridge.

Resiste la tuta, quella è un must dell’era empolese. Eppure Sarri riesce a indossarla proponendo una immagine diversa: il viso è disteso, i capelli meno sbarazzini e il viso sbarbato. Di Napoli parla poco ma sempre bene, ha conservato a Londra l’affetto verso i tifosi azzurri. Non risponde alle provocazio­ni a distanza di De Laurentiis. Questo gli viene difficile, ma la clausola di riservatez­za imposta dal contratto con il club partenopeo è più di un freno. Per la parola, non per il gioco.

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