Carlo Giuffré, l’interprete del teatro napoletano
Emblema della commedia dell’arte avrebbe compiuto tra poco 90 anni Per lungo tempo recitò con il fratello
«Èstato il primo attore ad avere il coraggio di interpretare Eduardo De Filippo dopo Eduardo». Il regista Luca De Fusco, direttore del Teatro Mercadante di Napoli, ricorda con ammirazione Carlo Giuffré, il grande attore scomparso ieri e che il 3 dicembre avrebbe compiuto 90 anni. Era nato nel capoluogo campano nel 1928 e la sua vita artistica si era declinata tra palcoscenico, cinema e televisione. Si era diplomato all’accademia Silvio d’amico e con il fratello maggiore, Aldo (scomparso nel 2010), aveva debuttato proprio con Eduardo, interpretandone le commedie prima come giovane scritturato e poi, nel corso della sua lunga carriera, come protagonista assoluto. «Non so stare lontano dal repertorio eduardiano — affermava l’attore quando nel 2007 portò in scena Il sindaco del rione Sanità —. Mi sembra importante riproporre quest’opera adesso — aggiungeva — in un momento di così diffusa criminalità a Napoli. Un testo dolente, drammatico, di quelli che amo di più di Eduardo. Un testo profetico, in cui il drammaturgo prefigura un futuro terribile, quello in cui la delinquenza organizzata non avrà più alcun rispetto della vita umana».
Negli anni Sessanta entra a far parte della più importante formazione scenica del tempo: la Compagnia dei Giovani all’eliseo di Roma. «Eravamo tutti sotto le ali di Giorgio De Lullo, che era riuscito a creare una compagine di attori armonica e molto bene assortita», ricordava con tenerezza Giuffré, ripercorrendo i successi condivisi insieme a Romolo Valli, Elsa Albani e Rossella Falk che definiva «l’ultima vera diva del palcoscenico, metteva soggezione».
Certamente Giuffré era un promotore convinto del grande repertorio drammaturgico italiano, che aveva percorso in lungo e in largo, da De Filippo a Scarpetta, da Pirandello ad Armando Curcio, criticando aspramente quella che apostrofava come «insopportabile esterofilia»: «Io preferisco divertire e commuovere il pubblico con le opere dei nostri autori, che non hanno nulla da invidiare agli stranieri». Una battaglia condotta anche sul grande schermo, da Napoli milionaria alla sua ultima apparizione nel film di Vincenzo Salemme che dice: «Consideravo Carlo un maestro, un esempio al quale mi sono molto ispirato come attore. Insieme al fratello Aldo, è stato il grandioso rappresentante della Commedia dell’arte, intesa non come improvvisazione, ma come grande preparazione professionale. Sono spariti i De Filippo ora anche i Giuffré: si è estinto definitivamente il mondo delle famiglie teatrali».
Proprio nei giorni scorsi a Castel dell’ovo a Napoli, si è aperta la grande mostra dedicata ai Fratelli De Filippo, Il mestiere in scena, realizzata da Carolina Rosi: «Avevo chiamato Carlo perché tenevo alla sua presenza per l’inaugurazione — racconta l’attrice, vedova di Luca De Filippo —. Avrebbe voluto esserci, però non stava bene e, con dolore, declinò l’invito. Purtroppo è vero: con lui si spegne un’altra dinastia artistica paragonabile ai De Filippo». Aggiunge Gianfelice Imparato: «Più volte abbiamo progettato con Carlo di lavorare insieme, ma per i rispettivi impegni non siamo mai riusciti. Ora non sarà più possibile».
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris esprime a nome dell’intera città il profondo cordoglio: «Ci lascia un grandissimo artista».