«Più opere, più autonomia»
Il presidente del Veneto Zaia: «Servono opere, opere e opere»
MILANO Il governatore del Veneto Luca Zaia è reduce dall’ennesimo sopralluogo di queste 72 ore che hanno devastato ampie zone della regione. «La montagna — dice — è in ginocchio, un disastro» e aggiunge che a questo punto i paragoni con il passato, secondo lui, non reggono più: «Qui è peggio dell’alluvione del 1966. Quello che è accaduto in questi giorni è di una scala diversa».
Anche se è ancora il tempo dell’emergenza, si può già trarre qualche insegnamento?
«Per me l’insegnamento è questo: servono opere, opere, opere. Per mettere in sicurezza il territorio, per il monitoraggio dei fiumi e la manutenzione dei boschi. La natura, a questi livelli, non la puoi fermare ma puoi attutire il colpo».
Voi governatori non avete già tutti gli strumenti?
«Non tutti. Certo, con la Protezione civile le cose funzionano benissimo. Ma abbiamo bisogno di procedere più liberamente nei lavori preventivi. Per questo chiediamo l’autonomia».
Il disastro di questi giorni dovrebbe rendere l’autonomia più urgente? Perché?
«Certo. L’autonomia serve anche per avere più risorse da impiegare subito nelle emergenze. Finché le tasse dei veneti vanno a Roma...».
Lei è presidente da 8 anni. Il problema della messa in sicurezza del territorio non nasce oggi.
«Io ho esordito proprio con un’alluvione, nel 2010. Da allora in Veneto abbiamo speso 411 milioni di euro in infrastrutture: bacini di laminazione, consolidamento e monitoraggio degli argini».
Non è bastato?
«Tra lunedì e martedì in alcune zone sono scesi 70 centimetri d’acqua per metro quadrato. Non so se si riesce a immaginare cosa significano 70 centimetri. Ma gli argini hanno tenuto. E le previsioni hanno funzionato».
Le previsioni?
«Le previsioni sono cruciali e lo saranno sempre di più. Salvano vite umane. Abbiamo lavorato parecchio insieme all’università di Padova per affinare i modelli matematici».
In questo caso come è andata?
«Domenica non pioveva, neanche una goccia. Ma, sulla base dei dati che mi sono stati forniti, ho chiamato Salvini e gli ho detto: “Chiudiamo le scuole”. Abbiamo fatto bene».
Ora l’emergenza qual è?
«Sulla montagna veneta è come dopo un terremoto: migliaia di ettari di bosco rasi al suolo, come se fosse passata una gigantesca motosega. Ci sono 160 mila utenze senza energia elettrica: l’agordino, l’altopiano di Asiago, la zona ai piedi della Marmolada. È il cuore delle Dolomiti, sono luoghi amati e conosciuti, precipitati in uno scenario lunare. Ringrazio i volontari, che sono migliaia, la Lombardia, l’emilia-romagna e il governo, che ci stanno dando una mano».
Quali sono le sue prime richieste?
«Ho chiesto alle banche di non riscuotere adesso le rate dei mutui per le persone di queste zone, che hanno perso tutto. E di concedere finanziamenti straordinari. E ho scritto al premier Conte per chiedere di sospendere i pagamenti di imposte e bollette».
I 5 Stelle dicono spesso: meglio destinare le risorse alla manutenzione del territorio che alle grandi opere. Lei cosa ne pensa?
«Di alcuni progetti si può discutere. Per esempio, le dico il mio personale punto di vista, non conosco siciliani pronti a stracciarsi le vesti se non si fa il Ponte sullo Stretto».
Se non facciamo la Tav perdiamo letteralmente un treno E poi noi veneti saremmo penalizzati doppiamente Le opere infrastrutturali dell’alta velocità arrivano fino a Brescia Poi da Brescia a Venezia si torna su due binari, è assurdo
Se invece parliamo di Tav?
«Se non facciamo la Tav, perdiamo, letteralmente, un treno. E poi noi veneti saremmo doppiamente penalizzati. Le opere infrastrutturali dell’alta velocità arrivano fino a Brescia con il quadruplicamento dei binari. Poi, da Brescia a Venezia, si torna a due binari, con treni merci e passeggeri che utilizzano lo stesso percorso. Assurdo. Insomma, io sono favorevole alla Tav anche per queste ragioni».
E poi c’è la Pedemontana veneta, di cui i 5 Stelle non sono affatto convinti.
«Sono 94 kilometri di strada strategici. Mi sono stancato del refrain “dobbiamo vedere le carte”. Per tutelare la trasparenza come commissario alla Pedemontana abbiamo nominato il vice avvocato generale dello Stato, dimostrando, se vuole, una mentalità grillina ante litteram. Mi ribello all’idea che dove c’è una grande opera, c’è sempre un ladro in agguato. Qui non è così».