Mattarella a Conte: mettere l’italia al riparo e dialogare con la Ue
Il premier replica: il nostro obiettivo è la crescita
La lettera «di accompagnamento» dunque c’era. Il Quirinale l’ha diffusa ieri, separandola di 24 ore dalla notizia della firma con cui si autorizzava la trasmissione alle Camere della manovra 2019, perché non fosse drammatizzato o strumentalizzato lo spirito che aveva indotto Sergio Mattarella a prendere carta e penna e rivolgersi al governo. Una missiva di mediazione e che ruota intorno a due parole rivelatrici, «nel comune intento», riferite all’esigenza di «tutelare gli interessi fondamentali del Paese».
Poche righe che, mentre riflettono certe preoccupazioni del presidente della Repubblica (e ovviamente non soltanto sue), segnalano le priorità irrinunciabili in questo delicato passaggio. Cioè «l’obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’italia al riparo dall’instabilità finanziaria». A questo scopo, aggiunge il capo dello Stato, «sulla base di quanto disposto dalla Costituzione agli articoli 81, 97 e 117, delle valutazioni dell’ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge costituzionale n.1 del 2012, delle osservazioni e della richiesta avanzate dalla Commissione europea, è mio dovere sollecitare il governo a sviluppare — anche nel corso dell’esame parlamentare — il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee».
L’elenco di tutti quei riferimenti normativi non è l’inutile espediente dialettico di un cavilloso uomo di legge. Serve all’inquilino del Colle per definire il perimetro del suo intervento in quanto presidente. E a spiegare quello che è un preciso «dovere» costituzionale fare, per lui, e certo non per qualche capriccio antagonistico rispetto all’esecutivo. In questo caso, come si ricava dal testo scritto di proprio pugno, Mattarella mette alla pari i timori di nuovi strappi, se non di un conflitto
La lettera Occorre difendere il risparmio degli italiani e rafforzare la fiducia di famiglie e imprese
vero e proprio, tra Roma e Bruxelles in questa fase delicatissima. E li associa a forti riserve sui potenziali effetti negativi di alcuni provvedimenti della legge di Bilancio che, se non saranno emendati e corretti durante il percorso in Aula, potrebbero mettere a repentaglio la tenuta dell’economia nazionale nel suo complesso.
Il tono della lettera, garbato e improntato davvero a quella che viene sempre definita «collaborazione istituzionale», non poteva non essere accolto con responsabilità da Palazzo Chigi. Da dove, infatti, si è risposto con rispetto. Replica Giuseppe Conte: «L’interlocuzione tra il governo italiano e la Commissione europea avviene nel contesto di un dialogo proficuo e costante. C’è senz’altro il comune intento di lavorare alla stabilità dei conti pubblici e alla tutela del risparmio».
Di più. Per tranquillizzare Quirinale e mercati, assicura che «in un periodo caratterizzato da un ciclo economico avverso, il governo intende rilanciare la crescita e l’occupazione, con una particolare attenzione agli investimenti pubblici, alla creazione di un ambiente normativo e istituzionale favorevole agli investimenti privati e al contrasto della povertà e delle disuguaglianze». Si vedrà in Parlamento dove porteranno queste proclamate buone intenzioni.