Navigatori 9.000 di
La scheda
● La scoperta di un cervo fossile e di resti di cibo nella Grotta del Tuono, sull’isola di Marettimo (Egadi), potrebbe essere la prova del fatto che le prime navigazioni sul Mediterraneo risalirebbero al Mesolitico e non al Neolitico Trapani Marsala ● Autore del ritrovamento è una guida alpina valtellinese. Jacopo Merizzi che da una quindicina di anni esplora gli angoli più remoti di questa isola
● Nel 1894 Marettimo aveva colpito la fantasia di Samuel Butler, uno dei grandi scrittori «immorali» dell’inghilterra vittoriana. Samuel Butler riteneva che l’isola avesse fatto da modello per la descrizione dell’itaca di Odisseo L a storia della navigazione nel Mediterraneo iniziò duemila anni prima di quanto si fosse creduto finora. Lo proverebbe la scoperta nella Grotta del Tuono, sull’isola di Marettimo, di un cervo fossile e di resti di cibo, che permetterebbero di anticipare al Mesolitico le prime rotte finora attribuite al Neolitico. Autore del ritrovamento, che rivoluziona la navigazione nel Mare Nostrum, una guida alpina valtellinese, Jacopo Merizzi.
Da una quindicina d’anni sta esplorando gli angoli più impervi e remoti di questa isola delle Egadi, che nel 1894 aveva colpito anche Samuel Butler, uno dei grandi scrittori «immorali» dell’inghilterra vittoriana.
Non sappiamo se Marettimo sia davvero servita, come Butler riteneva, da modello per la descrizione dell’itaca di Odisseo, ma è certo che, come prova la datazione al Carbonio 14 dei reperti della Grotta del Tuono, con rudimentali imbarcazioni già novemila anni fa i nostri predecessori venivano a cacciare i cervi su Hiera, «sacra», come i greci chiamavano Marettimo, anche se il nome attuale viene dall’arabo Malitimah.
La scoperta
«Ero a Marettimo, in acqua — ricorda Merizzi — mi sono arrampicato in parete e ho notato un ripiano. Lì c’erano due tibie. Pensavo fosse una sepoltura ritualizzata. Poi, grazie anche alle preziose ricerche condotte da Fabrizio Antonioli e dalla sua squadra, abbiamo scoperto che si trattava di un cervo di 8.700 anni fa».
Già nel 2003, arrampicando insieme a Jacopo Merizzi nei pressi di Punta Troia, dove sorge il castello in cui furono rinchiuse decine di patrioti, fra cui Guglielmo Pepe, ci eravamo infilati nella grotta della Pipa, trovandola ricoperta da un tappeto di cocci, che andavano ● È autore di numerosi libri che hanno come tema la montagna e la Valtellina e Favignana, perché protetto dalla soprastante mole del Pizzo Falcone.
La datazione dei cocci tra il II e il IV secolo, confermata anche dal professo Sebastiano Tusa, noto archeologo e oggi assessore regionale dei Beni Culturali, ci riporta alle guerre puniche, quando in queste acque venne combattuta la decisiva battaglia delle Egadi, che dopo oltre vent’anni concluse con la disfatta dei cartaginesi la prima guerra punica.
Archeologia e turismo
Marettimo si presenta dunque come uno straordinario giacimento archeologico, ma anche gli appassionati di trekking attendono l’apertura del percorso dei Barranchi, che ripercorre le zone delle recenti scoperte archeologiche.
«Sarà un temibile concorrente di Selvaggio Blu, il più famoso percorso tra roccia e mare della Sardegna — conclude Merizzi —. Per Marettimo una straordinaria opportunità di rilanciare il turismo anche nei mesi invernali».