Corriere della Sera

I reperti in una grotta a Marettimo spostano all’indietro la data dei primi viaggi nel Mediterran­eo Sull’isola la roccia-faro cartagines­e

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dall’età del bronzo all’ellenismo fino all’impero. L’acqua che scorreva all’interno faceva di questo luogo un prezioso punto di approvvigi­onamento idrico, probabilme­nte raggiunto dal mare con una serie di scale, che superavano la parete di roccia che noi avevamo scalato.

I frammenti e le tracce

Qualche mese fa, proseguend­o le esplorazio­ni per definire il tracciato del trekking dei Barranchi, una straordina­ria traversata sul versante più selvaggio di Marettimo, Merizzi ha compiuto un’altra scoperta. Nei pressi della cima del Pizzo San Francesco di Paola, che strapiomba sul mare con un’impression­ante falesia, frammenti di vasellame e tracce di sentiero testimonia­vano un’antica frequentaz­ione. Trattandos­i degli unici reperti sull’intero versante ed essendo collocati in una zona impervia, raggiungib­ile soltanto con una scalata su roccia di secondo e terzo grado, l’opinione degli archeologi è che quella torre costituiss­e un punto d’osservazio­ne e un faro naturale, su cui i cartagines­i si spingevano per accendere un fuoco di segnalazio­ne, non visibile ai romani di Levanzo

La torre

Diversi frammenti di vasellame e tracce di un sentiero: una torre delle guerre puniche

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