Ilva, via all’era Arcelormittal Ma si apre il caso assunzioni
Investimenti per 2,4 miliardi. Palombella (Uilm): accordi violati
I sindacati «Dopo l’accordo del 6 settembre non c’è stato alcun confronto con le Rsu sui vari criteri di selezione per le assunzioni»
Primo giorno da proprietari dell’ilva e prima grana per la multinazionale Arcelormittal. Am Investco — il consorzio che si è aggiudicato Ilva — ha concluso ieri l’iter per l’acquisizione del gruppo siderurgico italiano. Ma per i sindacati il nuovo corso, guidato da Arcelormittal (a cui fa capo il 94,4% del consorzio, con il restante 5,6% del gruppo Intesa Sanpaolo, subentrato dopo l’uscita di Marcegaglia), è partito male per via del mancato rispetto dei criteri di selezione del personale concordati al momento della firma dell’accordo.
Da ieri, comunque, l’ilva è ufficialmente di Arcelormittal Italia. «Vantiamo una lunga storia di rilancio di asset poco efficienti — spiega in una nota Lakshmi Mittal, presidente e ceo di Arcelormittal — e sono fiducioso nel fatto che riusciremo a ripristinare le prestazioni operative, finanziarie e ambientali di Ilva». Il figlio Aditya Mittal, presidente e cfo del gruppo, approfondisce meglio cosa sarà fatto per il turnaround di Ilva: «Il caposaldo dei nostri impegni è rappresentato dagli investimenti ambientali di 1,15 miliardi di euro. Data la storia di Ilva, sarà anche fondamentale ricostruire la fiducia con gli stakeholder locali, attraverso un dialogo aperto e trasparente».
Come detto, però, il primo giorno in Ilva non è stato soft a giudicare dalle proteste dei sindacati. «Dopo l’accordo del 6 settembre non è stato fatto alcun confronto con le Rsu sui criteri di selezione. E aver collocato in cassa integrazione il maggior numero dei lavoratori delle Manutenzioni è stata una scelta grave e sbagliata, perché questi lavoratori sono indispensabili per il funzionamento degli impianti». La protesta di Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, fa riferimento ai criteri di assunzione, nella nuova Ilva targata Arcelormittal, di 10.700 dipendenti a fronte dei 13.800 della vecchia Ilva. Di questi, 600 hanno aderito al piano di esodo incentivato mentre gli esuberi resteranno in capo all’amministrazione straordinaria, in cassa integrazione fino al 2023, quando è previsto il riassorbimento in Ilva nel giro di due anni. Per Palombella la selezione sarebbe dovuta avvenire in base a criteri di anzianità, carico familiare e reddito che, invece, «non sono stati rispettati». Per questo «ci aspettiamo un immediato intervento di Arcelormittal, prima dell’incontro dell’8 novembre al ministero dello Sviluppo economico. In assenza, saremo costretti a mettere in campo le iniziative di lotta necessarie».