Corriere della Sera

Le passioni di Penélope

Cruz: al cinema amo interpreta­re donne combattive E ancora una volta reciterò per Almodóvar, un onore

- Stefania Ulivi

L’attrice è la protagonis­ta del film «Tutti lo sanno»

Tutte le strade, nella vita di Penélope Cruz, portano a Pedro. Il cinema di Almodóvar, ricorda spesso l’attrice, è la ragione che l’ha spinta, poco più che quindicenn­e, a cercarsi un agente, frequentar­e i provini e abbandonar­e la danza per la recitazion­e. E anche per l’ultimo film, Tutti lo sanno di Asghar Farhadi (presentato a Cannes, in uscita l’8 novembre per Lucky Red) dove recita per la sesta volta con il marito Javier Bardem, Pedro è stato fondamenta­le. «Anni fa ero in vacanza in Spagna e vidi un manifesto con la foto di un ragazzo scomparso che spaventò moltissimo mia figlia — ha raccontato Farhadi —. Ho scritto su un trattament­o e l’ho mandato a Almodóvar, chiedendog­li se gli sembrava una storia spagnola. Mi ha detto che se non la giravo io, l’avrebbe fatto lui». Il ritratto di una famiglia felice incrinato dalla misteriosa scomparsa di una ragazzina, la figlia di Laura (Cruz) tornata in un paesino della Spagna dall’argentina per le nozze delle sorella. Un valzer di segreti, bugie e rancori. «La famiglia è un microcosmo complesso e Asghar, da grande osservator­e, ha la rara capacità di radiografa­re le relazioni e rappresent­arle senza giudicare i personaggi, senza nessuna paura di guardare il lato oscuro — osserva l’attrice al telefono dalla sua casa di Madrid —. Per questo parla a tutti e supera i confini. Le culture non sono così distanti: amore, odio, collera sono simili a tutte le latitudini, cambiano solo i modi per esprimerli».

Lei e Javier Bardem siete stati i ciceroni di Farhadi.

«Abbiamo girato quattro mesi ma lui si è trasferito per un anno, ha studiato spagnolo, si è calato anima e corpo. Uno di noi».

Si sente un simbolo per la Spagna?

«Il nostro lavoro ci porta a essere a cavallo tra culture diverse. Non un simbolo ma magari un esempio della forza degli incontri. La divisione, l’intolleran­za non portano a nulla, l’ho capito fin da piccola, grazie alla mia famiglia. Viviamo tempi complessi ma la paura e la chiusura non portano nulla di buono».

Ha una collezione di donne passionali e combattive: Silvia di «Prosciutto prosciutto», Italia di «Non ti muovere», Raimunda di «Volver», Donatella Versace, ora Laura. Cosa vedono in lei i registi?

«Credo ognuno qualcosa di diverso. Per mia fortuna fin dall’inizio ho fatto personaggi lontani per toni e epoche. Tutte passionali, vero».

Regalò un gatto a Castellitt­o...

«Lo faccio sempre, se vedo un animale abbandonat­o lo prendo e lo porto con me. Mi capitò sul set del film Non ti muovere e alla fine lo lasciai a casa loro».

Quasi trent’anni di carriera, registi importanti, con chi vorrebbe lavorare?

«Scorsese, Spielberg. Anche con Luca Guadagnino e Matteo Garrone. E vorrei girare ancora con Castellitt­o, se mi trovo bene mi piace proseguire le collaboraz­ioni».

Capitolo Almodóvar: «Dolor y gloria» con Banderas regista in crisi, è la vostra sesta volta insieme.

«Tra di noi c’è un’intimità speciale, ci capiamo anche senza parlare. Questa volta la mia è una piccola parte, il protagonis­ta è Antonio. Ma il mio personaggi­o è ispirato alla madre di Pedro, ai suoi ricordi di infanzia e di lei. Un grande onore per me».

A che punto è «355» con Jessica Chastain, Marion Cotillard e Lupita Nyong’ò?

«Gireremo in estate, non vedo l’ora, le stimo molto».

La spy story al femminile è stata presentata al Marchais a Cannes come titolo simbolo dell’era #Metoo.

«Mi ha colpito la rapidità con cui si sono trovati i finanziato­ri. Ottimo segno, dimostra che c’è spazio per storie diverse. Un frutto indiretto del movimento Time’s Up, in cui credo molto perché è concreto: offre assistenza legale a chi non se lo può permettere, offre visibilità a chi non l’avrebbe, non solo a chi fa il

d Perché di nuovo sul set con mio marito Javier Bardem? Non lo cerchiamo, quando capita e ha senso siamo felici. Abbiamo un modo di lavorare simile, ma lontani dal set la vita è solo nostra

Il regista

«Bello lavorare con Farhadi, sa descrivere le relazioni senza giudicare i personaggi»

nostro mestiere. Il cambiament­o è una battaglia, non una moda, e riguarda le donne come gli uomini».

A proposito di uomini, ancora film con suo marito?

«Non lo cerchiamo, quando capita e ha senso siamo felici. Abbiamo un modo di lavorare simile. Ma lontani dal set la vita è solo nostra».

 ??  ?? Fascino Penélope Cruz, 44 anni, in un momento del film in cui interpreta una donna spagnola che vive a Buenos Aires ma che per un importante appuntamen­to di famiglia torna a Madrid, dove è nata. Questo suo sarà anche un viaggio nel tempo, in cui riaffiorer­anno ricordi del passato e segreti capaci di turbare la tranquilli­tà di molte persone
Fascino Penélope Cruz, 44 anni, in un momento del film in cui interpreta una donna spagnola che vive a Buenos Aires ma che per un importante appuntamen­to di famiglia torna a Madrid, dove è nata. Questo suo sarà anche un viaggio nel tempo, in cui riaffiorer­anno ricordi del passato e segreti capaci di turbare la tranquilli­tà di molte persone
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Preoccupat­i Bárbara Lennie, 34 anni, e Javier Bardem, (49) in una scena del film in cui sono moglie e marito

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