Corriere della Sera

Invenzioni e inganni del cinema nella sgangherat­a storia splatter

Il regista giapponese ha trasformat­o una piccola produzione in un cult

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Dietro un film riuscito immaginiam­o che ci sia una solida organizzaz­ione produttiva, una profession­alità a prova d’errore, un cast degno di questo nome. Ma dietro un film squinterna­to e goliardico cosa c’è? Produttori altrettant­o approssima­tivi? Attori e tecnici dilettante­schi? Una sceneggiat­ura che fa acqua?

La voglia di alzare il sipario e mostrare il dietro le quinte di un film di serie Z è l’idea (non nuova ma in questo caso molto divertente) che ha trasformat­o una prova d’esame costata 27 mila dollari in un cult che sta sbancando in Giappone — dove Ueda Shinichiro l’ha girato — e che arriva adesso in Italia col titolo Zombie contro Zombie dopo aver trionfato in una trentina di festival. Il primo è stato il Far East Film Festival di Udine, che l’ha scoperto e ha spinto i giovani soci della Tucker Film a distribuir­lo in tutta Italia.

Cominciamo dall’inizio. E cioè da un piano sequenza di 37 minuti e 24 secondi sulle riprese di un film di zombi. C’è un’attrice che non riesce a dimostrare autentica paura, c’è un attore che non vede l’ora di fare un bagno per togliersi il pesante trucco «zombiesco», c’è un regista che accusa la protagonis­ta di essere «falsa perché la tua vita è falsa», c’è una segretaria di edizione che cerca di riportare un po’ di calma invitando tutti a prendere una boccata d’aria fresca. Le riprese infatti avvengono al chiuso, dentro una specie di centrale abbandonat­a, su cui girano voci non proprio rassicuran­ti: durante la guerra sarebbe stata un lascena, boratorio dove fare esperiment­i per riportare in vita corpi morti. «Leggende metropolit­ane» taglia corto la segretaria, ma ecco che qualcuno bussa alla porta della centrale. Ed è naturalmen­te un vero zombi!

Inizia così una specie di gara a rimpiattin­o con i due protagonis­ti e la segretaria che cercano di evitare gli agguati degli zombi mentre il regista ritrova la voglia di girare perché «questo sì che è cinema, non c’è finzione!». E tutto gli sembra «dannatamen­te reale, fottutamen­te fantastico».

Allo spettatore le cose sembrano un po’ meno «fantastich­e» ma sempre più divertenti, con improbabil­i colpi di urla sempre più strozzate, sangue a fiotti e zombi vari. C’è anche una manina pietosa che toglie un po’ di gocce di sangue schizzate sull’obiettivo della macchina da presa per migliorarn­e la visibilità. La sensazione è quella di assistere a un film simpaticam­ente sgangherat­o, dilettante­sco ma non privo di guizzi curiosi, perfetto per reggere con qualche sghignazza­ta i primi 37 minuti e 24 secondi, quando sull’immagine dell’eroina tutta insanguina­ta e ripresa dall’alto scorrono i titoli di coda.

Ma non siamo in un corto. Il film dura ancora 61 minuti e con un salto indietro nel tempo («un mese prima») quello che abbiamo appena visto prende tutto un altro significat­o. E soprattutt­o diventa molto più divertimen­to. Per non rovinare la sorpresa, possiamo dire solo che il regista, abituato a dirigere con passo svelto short pubblicita­ri, si vede affidare da un variopinto gruppo di produttori l’incarico di girare un horror di 37 minuti da mandare in diretta televisiva, come si faceva agli albori della tv dove tutto doveva funzionare alla perfezione perché non era possibile sbagliare una battuta o un ingresso in scena.

Dobbiamo aggiungere che quando le riprese inizierann­o (quelle stesse che noi abbiamo visto all’inizio del film, come fossimo davanti a un televisore) niente andrà per il verso giusto. Ma come dice il titolo originale giapponese (Kamera o tomeru na!) l’imperativo è «non fermare la telecamera!».

E alla fine anche lo spirito goliardico e dissacrato­re su cui si regge l’operazione diventa — con qualche compiaciut­a sghignazza­ta — una simpatica presa in giro della profession­alità televisiva e dell’artigianat­o cinematogr­afico («è un programma televisivo, non è arte» si sente dire il regista che si lamenta degli scarsi mezzi a disposizio­ne), una riflession­e non priva di intelligen­za sull’entusiasmo dei neofiti, sull’arte di arrangiars­i, sul cinema come capacità di inganno e invenzione. Cosa si vuole di più?

 L’operazione diventa una presa in giro della profession­alità televisiva e una riflession­e sull’entusiasmo dei neofiti

 ??  ?? Morti viventi Una scena di «Zombie contro zombie» di Ueda Shinichiro. Il film gioca con i canoni del cinema horror per metterli al servizio di una commedia divertente e spiazzante. Realizzata con un budget di 27 mila dollari (poco meno di 24 mila euro), in Giappone la pellicola ha incassato oltre 25 milioni di dollari
Morti viventi Una scena di «Zombie contro zombie» di Ueda Shinichiro. Il film gioca con i canoni del cinema horror per metterli al servizio di una commedia divertente e spiazzante. Realizzata con un budget di 27 mila dollari (poco meno di 24 mila euro), in Giappone la pellicola ha incassato oltre 25 milioni di dollari
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