Corriere della Sera

Il grido d’allarme di Brescia, terza provincia d’europa: «Qui la crescita si è fermata»

Pasini: gli effetti del Def e del decreto dignità ci preoccupan­o

- di Paola Pica

«L’industria bresciana si è fermata. Tre anni di crescita ininterrot­ta e poi lo choc: nel terzo trimestre di quest’anno, il settore manifattur­iero della nostra provincia, che è la terza più specializz­ata d’europa, dopo le tedesche Böblingen e Ingolstadt, mostra un dato quasi piatto, un più 0,1%».

Giuseppe Pasini, presidente dell’associazio­ne industrial­i di Brescia la crescita «zero virgola» era dunque del tutto inattesa?

«L’accelerazi­one negativa da giugno in poi è stata abbastanza impression­ante. Il dato è coerente con il rallentame­nto del Pil, però c’è grande apprension­e tra gli imprendito­ri non solo bresciani. Quello che sta accadendo qui, in una delle “locomotive italiane”, anticipa quello che si vedrà nel Paese».

E cosa vedremo nel Paese, una nuova recessione?

«Un singolo trimestre è troppo poco, ovviamente, per predirlo. Ma è inutile nascondere che l’allarme c’è. La frenata è brusca e riguarda sostanzial­mente tutti i settori della nostra industria che da un’indagine condotta sui primi 90 gruppi bresciani nel 2017 ha dato lavoro a 45 mila persone, producendo ricavi per 14 miliardi. un valore aggiunto di 4, nuovi investimen­ti per 800 milioni, un export del 60%».

I numeri della frenata invece quali sono?

«Metallurgi­a e siderurgia, due baluardi dell’industria bresciana, perdono il 4,6%, la meccanica tradiziona­le va giù del 4,4; segno meno anche per i settori più avanzati. Tiene forse un po’ meglio l’agroalimen­tare e caseario, nel quale Brescia è la nona provincia europea, che contiene il calo allo 0,3%. Nel terzo trimestre di quest’anno, poi, il tasso di utilizzo della capacità produttiva,

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Primo stop Bisogna impedire che il rallentame­nto diventi struttural­e Il rischio recessione c’è al 75%, è diminuito sia dal 77% della rilevazion­e precedente, sia dal 76% segnato nel settembre del 2017 ».

Per molti anni i numeri della «Leonessa» sono stati eccezional­i.

«Ci sono stati venti trimestri positivi. Dai minimi toccati nel terzo trimestre del 2013, il recupero si attesta al 14%, mentre la distanza dal picco delle attività pre-crisi, stiamo parlando del primo trimestre 2008, risulta di poco inferiore al 22%».

Le responsabi­lità dove stanno? Nelle scelte di politica economica del governo?

«Gli effetti della manovra economica e ancor prima del decreto dignità ci preoccupan­o molto. Il rallentame­nto congiuntur­ale e al quale va impedito di diventare struttural­e ha più di una causa. A partire dal protezioni­smo commercial­e americano, le turbolenze sui mercati emergenti, la spinta rialzista dei tassi, l’uscita dal piano di stimoli all’economia dell’eurozona».

Cosa non ha funzionato nel decreto dignità?

«È crollata del 26% la domanda dei lavoratori interinali. Uno stop brusco e, questo sì, del tutto inatteso che ha provocato la ritirata delle imprese».

Quali rischi ci sono nella manovra?

«Non voglio dare giudizi politici, ma dar voce agli imprendito­ri. La manovra non sembra poter spingere la crescita, l’industria e il lavoro. Per le infrastrut­ture, che sono una vera priorità, è stato stanziato decisament­e troppo poco. E poi i tagli sulla formazione del 4.0, si stenta a crederlo...»

Brescia terra del cosiddetto Quarto Capitalism­o sul 4.0 ha puntato parecchio...

«Ma certo, il 4.0 non si limita all’acquisto di nuovi macchinari più o meno avanzati e potenti. È una questione culturale sulla quale non si può tornare indietro. La provincia bresciana vive una decisa apertura all’innovazion­e e alle nuove tecnologie. Il problema è reperire figure profession­ali adeguate».

E cioè?

«I nostri studi dicono che la provincia non “produce” un numero sufficient­e di figure profession­ali adatte ai nuovi mestieri e questo scarto è un tema serio».

La Lega al governo con i Cinquestel­le vi ha deluso?

«Il nostro territorio è segnato dalle contraddiz­ioni nel governo. Prendiamo la tangeziale della Valtrompia, un’opera che la Lega ha sempre sostenuto e il Movimento Cinque Stelle sempre fermamente osteggiato... Chi pagherà il conto delle mancate infrastrut­ture secondo lei?»

La sostenibil­ità è la nuova via per crescere?

«Se qui c’è ancora la terza manifattur­a d’europa è perché sostenibil­ità ed economia circolare noi le pratichiam­o da decenni. Basti dire che alcune aziende siderurgic­he della nostra provincia recuperano vapore per produrre energia».

La prossima settimana, martedì 13, affronterà i suoi iscritti in assemblea...

«Si, la preoccupaz­ione è forte. Certo, fin qui abbiamo avuto numeri eccezional­i ma ora bisogna attrezzars­i. Il titolo dell’incontro è “Crescita, Lavoro, Benessere”. Sono i nostri valori. Sembrano ovvietà, ma con questo clima non lo sono più».

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