Corriere della Sera

Il voto in massa degli americani sull’era Trump

Vantaggio democratic­o nei sondaggi per la conquista della maggioranz­a alla Camera Al Senato cruciali gli Stati dell’america profonda. Dodici milioni di voti in più del 2014

- di Giuseppe Sarcina Gaggi, Mazza

L’America al voto a metà mandato di Donald Trump. Quasi un referendum sul lavoro fatto in questi due anni dal presidente repubblica­no degli Stati Uniti. In massa alle urne. I democratic­i puntano a conquistar­e almeno una delle due Camere per rendere più difficile il cammino dell’attuale amministra­zione. I repubblica­ni invece hanno spinto in campagna elettorale a confermare la loro posizione.

WASHINGTON Nella notte democratic­i e repubblica­ni si contendono il controllo del Congresso. È il primo vero test per Donald Trump, che continua a raccoglier­e un «tasso di approvazio­ne personale» piuttosto basso, pari al 40%.

Ieri gli americani hanno votato per eleggere tutti i 435 deputati della Camera e 35 senatori, quasi un terzo sul totale di 100. Urne aperte anche per scegliere 36 governator­i, con una competizio­ne di spicco in Georgia, dove la democratic­a Stacey Abrams, 44 anni, potrebbe diventare la prima afroameric­ana governatri­ce di uno Stato.

In attesa dei risultati finali, il presidente sembra prepararsi alla possibile convivenza con i progressis­ti, che potrebbero conquistar­e la Camera dei rappresent­anti, ma non il Senato. In un’intervista a Sinclair Broadcasti­ng, un gruppo cui fanno capo 193 emittenti negli Stati Uniti, Trump ha detto : «A me piace andare d’accordo con gli altri e penso che ora potranno accadere molte cose». Nell’ultimo strappo della campagna, però, il presidente ha seminato allarme e paure negli elettori, paventando, tra l’altro, «l’invasione» della carovana dei migranti partita dall’honduras e in marcia verso il confine degli Stati Uniti.

Intanto bisogna aspettare il tabellone dei voti. Alla House of Representa­tives, la Camera bassa, i democratic­i devono recuperare uno svantaggio di 23 seggi, mentre al Senato la differenza con i repubblica­ni è meno due (49 a 51).

In attesa che sia completato le scrutinio, si ragiona sui dati dell’affluenza. Nei giorni scorsi circa 39 milioni di cittadini si sono espressi con la procedura del voto anticipato. Nel 2014 erano stati 27,2 milioni. Alla fine la quota di partecipaz­ione dovrebbe raggiunger­e il 45-50% degli aventi diritto, contro il 37% del 2014, ma comunque lontano dalla soglia del 60% delle presidenzi­ali del 2016.

È questo nuovo flusso di elettori che rende incerto l’esito di questo midterm. I democratic­i sperano che da qui arrivi la spinta decisiva: la mobilitazi­one delle donne, dei giovani, delle minoranze. L’ex presidente Barack Obama e il suo vice Joe Biden hanno ripetuto fino all’ultimo: «Siamo di fronte all’elezione più importante della nostra vita. È in gioco il carattere, il tessuto morale della nazione». Ma aver alzato così tanto la posta potrebbe rivelarsi una mossa controprod­ucente, in caso di sconfitta o anche di sostanzial­e pareggio.

In realtà, anche il partito democratic­o attende risposte cruciali. In estate sono emerse le energie, l’entusiasmo della sinistra radicale, con figure come la ventinoven­ne Alexandria

Ombra impeachmen­t Una Camera dem può avviare la messa in stato d’accusa. Ma al Senato servono i due terzi

Ocasio-cortez, sicura deputata di New York. Ma adesso la partita più difficile, l’assalto al Senato, è nelle mani di una mezza dozzina di blue dog, di democratic­i moderati. Sono cruciali le notizie in arrivo dall’america più profonda: Arizona, Indiana, Missouri, North Dakota. Anche l’esito della sfida copertina, quella in Texas, tra Beto O’rourke e il boss del territorio, il repubblica­no Ted Cruz, può avere un impatto importante sulla linea e la leadership dei democratic­i. O’rourke, tra l’altro, si è schierato a favore dell’impeachmen­t immediato di Donald Trump.

Ma ora la campagna è finita: anche se i democratic­i dovessero controllar­e Camera e Senato, la messa in stato di accusa del presidente non sarà automatica. Nei prossimi giorni è atteso almeno un primo rapporto parziale del Super procurator­e Robert Mueller. Vedremo se ha trovato le prove della collusione tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. In ogni caso va ricordato che la Camera può avviare la procedura di impeachmen­t con maggioranz­a semplice, ma il verdetto spetta al Senato, che deve decidere con il quorum dei due terzi. Soglia comunque fuori portata per i democratic­i.

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La piccola Sloane, 2 anni, aspetta seduta a terra accanto al padre mentre lui e gli altri elettori votano in un seggio di Atlanta, in Georgia
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Ohio Una supporter di Trump con il segno della pace
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(afp) In chiesa Una residente della North Carolina al voto martedì mattina
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(Afp) Donne velate al voto In corsa c’era un numero record di musulmani

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