Corriere della Sera

L’ira di Di Maio: sono stanco

Bruxelles avverte Roma: cambiate manovra o scattano le sanzioni. E Tria lascia l’ecofin Lite sulla prescrizio­ne, Salvini blinda il decreto sicurezza con la fiducia

- di Emanuele Buzzi

Un vero braccio di ferro fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che intanto blinda il decreto sicurezza con la fiducia. I due vicepremie­r tenteranno di trovare ancora una volta un compromess­o, ma la distanza sulla prescrizio­ne resta sostanzial­e. Di Maio, «arrabbiato», chiede «lealtà» agli alleati di governo. E si sfoga: «Adesso mi sto stancando». Ed è giallo sul ministro Tria che, a Bruxelles, lascia Ecofin evitando i giornalist­i. Proprio mentre Moscovici avvisa di nuovo Roma. «Sì al dialogo — ha detto — ma se la manovra non cambia, via alle sanzioni».

Alle 19, di rientro dal Ghana dove avrebbe concordato 800 rimpatri volontari, Matteo Salvini «atterra» al Senato davanti a un muro di telecamere per «festeggiar­e» il primo giro di boa del decreto sicurezza. Il vicepremie­r della Lega è soddisfatt­o anche se la fiducia chiesta dai grillini per arginare il dissenso interno (e autorizzat­a dal Consiglio dei ministri «ove necessario» già il 24 settembre), slitta di qualche ora (si vota oggi alle 9.30): «Lasciatemi festeggiar­e poi penseremo al resto», dice Salvini riferendos­i alle mille beghe insorgenti tra Lega e M5S. E così il capo della Lega non si fa trascinare nell’ennesimo vertice notturno.

La nostra lealtà sul dl sicurezza non può prescinder­e dalla lealtà della Lega sulla prescrizio­ne Patuanelli (M5S)

Il premier Giuseppe Conte (su La7, intervista­to da Giovanni Floris) si affretta a dire che «non stiamo affatto litigando con la Lega: i vertici ci sono sempre stati». A Palazzo Chigi sarebbe tutto pronto per un confronto a tre, tra il premier e suoi vice, ma Salvini preferisce festeggiar­e a cena con tutto lo stato maggiore della Lega (i capigruppo Massimilia­no Romeo e Riccardo Molinari, il sottosegre­tario Nicola Molteni, lo staff del Viminale) e rinvia di 24 ore il chiariment­o con i Cinque Stelle che, per il momento, rimangono a bocca asciutta sulla prescrizio­ne: il cavallo di battaglia di Luigi Di Maio e di Alfonso Bonafede inserito in Al Senato Il ministro dell’interno Matteo Salvini, 45 anni, leader della Lega, ieri nella sala stampa di Palazzo Madama risponde alle domande dei cronisti sulle tensioni con l’alleato M5S e sul voto al dl sicurezza corsa nel disegno di legge anticorruz­ione è impantanat­o alla Camera: «Io stasera un vertice ce l’ho ma con i rigatoni al ragù e la Champions League...», è la replica del ministro dell’interno che non nasconde un debole per la cucina laziale.

Così, mentre la Lega brinda anche all’allargamen­to temporaneo a destra della maggioranz­a (sul decreto è previsto il non voto di Forza Italia e l’astensione di Fratelli d’italia), dalla sala comando del M5S avvertono: «La nostra lealtà sul decreto sicurezza non può prescinder­e dalla lealtà della Lega sulla prescrizio­ne», scandisce il capogruppo grillino Stefano Patuanelli. Salvini incassa il suo dividendo e rassicura: «Sono sicuro che con Conte e Di Maio troveremo la quadra anche sulla prescrizio­ne». Ma poi aggiunge: «Di innocenti in galera ne abbiano visti tanti» e fa capire che lo stop alla prescrizio­ne in primo grado pure per chi è assolto non passerà. E Conte, di rimando: «Quella del M5S sulla prescrizio­ne è solo una proposta, deve essere ancora votata...». Ma in serata alla Camera i relatori del M5S, Businarolo e Forciniti, prendono le contromisu­re: parere contrario agli emendament­i della Lega che minano 8 articoli su 11 del ddl anticorruz­ione.

Se lo stop significa che la Lega intende bloccare questo abominio, credo sia positivo Gelmini (FI)

Nel ddl Bonafede non c’è solo la prescrizio­ne ma anche una norma «salvacasal­eggio» Renzi (Pd)

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