Corriere della Sera

«Ormai con l’imu si è fatta chiarezza su chi deve pagare»

- Gian Guido Vecchi

La Chiesa che conosco non vive per rivendicar­e un posto in prima classe: tanto più in un tempo nel quale molte famiglie stentano e una generazion­e fatica a entrare nel mondo del lavoro

Che ne dice, eccellenza?

«Se devo essere sincero, come Chiesa italiana contavamo che la partita fosse stata chiusa sei anni fa, con l’introduzio­ne dell’imu. Quell’imposta distinguev­a in modo chiaro, esentando gli immobili in cui gli enti non commercial­i — compresi quelli ecclesiast­ici — svolgono attività senza alcuna finalità di lucro». Il vescovo Stefano Russo, da un mese Segretario generale della Cei, lo ha chiarito subito: «Chi svolge un’attività commercial­e — ad esempio di tipo alberghier­o — è tenuto come tutti a pagare i tributi, senza eccezioni né sconti. Detto questo, è necessario distinguer­e la natura delle attività».

Finiscono i privilegi?

«Se si trattasse di privilegi, non avrei alcuna preoccupaz­ione. La Chiesa che conosco non vive per rivendicar­e un posto in prima classe: tanto più in un tempo nel quale molte famiglie stentano e una generazion­e fatica a entrare nel mondo del lavoro».

Ma questa sentenza?

«Anzitutto, vi leggo il riconoscim­ento per le attività svolte da tanti enti della Chiesa. Conferma la correttezz­a dell’imu: l’esenzione per certe attività non distorce la concorrenz­a e quindi non può configurar­si come aiuto di Stato. Piuttosto conviene allo Stato, poiché sostiene servizi a beneficio di tutti».

A cosa si riferisce?

«A innumerevo­li opere di solidariet­à, mense per i poveri, spazi parrocchia­li e, attraverso le scuole paritarie, ambienti in cui si offre un contributo educativo o formativo. E ancora oratori, campi da gioco, attività ricreative, culturali, sanitarie e assistenzi­ali: spazi aperti a tutti».

E il recupero dell’ici?

«Le autorità italiane avevano dimostrato che sarebbe stato di fatto impossibil­e. Ora la Corte rileva che la Commission­e avrebbe dovuto condurre una verifica più minuziosa. Vedremo cosa deciderann­o di fare le istituzion­i».

Il Papa è stato durissimo sugli alberghi dei religiosi che non pagano le tasse...

«E noi siamo d’accordo, se pensiamo a strutture che dietro al paravento “religioso” nascondono un’attività commercial­e a tutti gli effetti. Chiarezza, trasparenz­a e correttezz­a nella gestione dei beni — compreso il pagamento delle imposte — sono principi basilari su cui si gioca la credibilit­à di ogni istituzion­e. Vale a maggior ragione per la Chiesa: la sua missione non ammette zone d’ombra, ma richiede una testimonia­nza esemplare».

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