Zeffirelli, un «Rigoletto» inedito per il teatro del sultano
Arrivano gli ospiti e vogliono la foto ricordo accanto al maestro. E poi, nella villa di Franco Zeffirelli, si fanno i selfie senza creature umane ma con immagini, con le foto del grande regista accanto ai giganti del ‘900, Liz Taylor e Pavarotti, Streisand e Visconti, Eduardo e Nureyev, Bernstein e Kleiber, naturalmente Maria Callas, e poi i politici, Clinton, Ciampi e Berlusconi la cui cornice sovrasta quella riservata a Putin.
Siamo qui perché alla Royal Opera House di Muscat, capitale del ricco sultanato in Oman, nel settembre 2020, per i 50 anni del regno di Qaboos bin Said Al Said, Franco Zeffirelli metterà in scena il Rigoletto. È uno spettacolo la cui origine risale al 2011, ma non fu mai rappresentato dunque è inedito, il suo quarto Rigoletto dopo Genova (1957), Londra e Trieste.
Una coproduzione di Arena di Verona, Opera di Roma, Vilnius e Zagabria. Franco fa il suo ingresso in carrozzina, sotto di lui scodinzola Blanche (citazione da Tennessee Williams), un jack russell la cui sorella abbaia come solo alcune voci liriche: è stata lasciata in camera, per lei no party. Elegante, il maestro indossa giacca e foulard, e una camicia in cachemire con la goccia ricurva che richiama l’islam. Agli ospiti, nel giardino perfettamente curato, in questo primo sole dopo mille saette, aiutato da un assistente dice con i suoi guizzanti occhi azzurri: «Mi fate coraggio che siate qui per me, mi scuso per la voce, vorrei stare meglio. Sono vecchio, ma non ho intenzione di mollare». «È ancora lì che vuole lavorare, è la cosa che lo tiene in vita», dice amorevolmente Pippo, uno dei suoi due figli adottivi, ne custodisce l’eredità artistica, vicepresidente della Fondazione Zeffirelli.
Franco, 95 anni a febbraio, da quasi venti convive con i malanni. Le cure mediche lo hanno tenuto in vita e tolto quasi la parola. Il suo assistente alla regia è Stefano Trespidi: «Tra noi c’è un rapporto emotivo, comunichiamo con uno sguardo, una parola e capisco le sue intenzioni».
Dieci anni fa disegnò i bozzetti, poi elaborati al computer. Che Rigoletto sarà? «Si ritrovano i tratti di magnificenza e di estetica di Zeffirelli, rispetto del libretto, taglio cinematografico e allo stesso tempo intimismo».
Interni luminosi, esterni notturni. Nel primo atto colonne istoriate del palazzo ducale, putti nudi (verranno coperti per ragioni di censura), una scalinata con inserti di lame d’oro e di rame; il secondo atto è il cortile della casa, che diventa una «prigione» per Gilda; nel finale sulle rive del Mincio il relitto di una nave simboleggia la distruzione, e rimanda a certi dettagli del Giorgione.