Corriere della Sera

Doppio mandato Il limite che rende Di Maio debole

Vincolo in bilico per trattare ad armi pari con la Lega

- di Francesco Verderami

Certo, uno dei problemi per Di Maio è quello di tenere testa a Salvini. Ma il pentastell­ato ha anche le regole del Movimento a metterlo in difficoltà. Non può mai spingere sull’accelerato­re: la norma che impedisce di ricandidar­si per chi ha già due mandati, gli impedisce di minacciare il ritorno alle urne.

È complicato per Di Maio tener testa a Salvini, e sono (anche) le regole del Movimento a metterlo in difficoltà, fino a zavorrarlo. Se la competizio­ne con il leader del Carroccio è una sfida ad handicap, è perché nella faticosa gestione quotidiana il capo di M5S non può minacciare il ritorno anticipato alle urne, che nel gioco democratic­o può servire come exit strategy o come strumento di pressione politica al tavolo delle trattative di governo con gli alleati. Il vincolo del «doppio mandato» — che è il tratto distintivo dello statuto grillino — sottrae però allo stato maggiore dei Cinquestel­le un’arma formidabil­e, e tatticamen­te lo pone in una condizione di svantaggio al cospetto della Lega.

Il fatto è che ad aver raggiunto la seconda legislatur­a non è il solo Di Maio, ma la gran parte dei membri del governo e dei rappresent­anti istituzion­ali: in base al regolament­o i ministri Fraccaro, Grillo, Lezzi e Toninelli, i sottosegre­tari Buffagni e Castelli, il presidente della Camera Fico, la vice presidente del Senato Taverna — oltre a numerosi parlamenta­ri — non potrebbero più ricandidar­si. Così l’intero vertice del Movimento è oggi un’«anatra zoppa», non è in grado cioè di esercitare appieno le sue funzioni perché di fatto considerat­o in scadenza.

Questa condizione sbilancia il rapporto con il Carroccio e influenza le dinamiche interne ai Cinquestel­le, finendo per indebolire il controllo sui gruppi parlamenta­ri. Ce n’è la prova con i cinque senatori che si sono rifiutati di votare ieri il dl Sicurezza: il fatto che siano stati segnalati ai probiviri è il tentativo di mostrare il pugno di ferro. Ma fino a un certo punto, perché non è alle viste una loro espulsione: il motivo non è solo legato ai numeri risicati del governo al Senato, il problema è che i vertici di M5S non hanno la forza politica per un simile atto di forza. A indicare il «re nudo» è stato nei giorni scorsi proprio uno dei «dissidenti», De Falco, che ha usato proprio il vincolo del doppio mandato per replicare a Di Maio: «Minaccia di cacciarmi? Ricordo che anche lui è a termine».

Altro che «testuggine»: questo meccanismo riduce i margini di manovra del vice premier grillino con il vice premier leghista. Perché Salvini può giocare con due carte, il governo e il voto, mentre Di Maio ha solo la prima. L’altra ce l’ha Di Battista, che avendo ancora un mandato da usare si prepara a rientrare dalle vacanze sudamerica­ne. E che ieri è tornato a ricordarlo: «Sulla prescrizio­ne vedremo se la Lega sta con l’italia o con Berlusconi». Il suo bersaglio non era il Carroccio, nel mirino aveva il capo di M5S, di cui vuole saggiare — al cospetto della base — la capacità di resistere all’alleato di governo su un tema che è un richiamo della foresta per i grillini: la giustizia. Senza la carta del voto anticipato, Di Maio — stretto nella morsa — potrà tentare di resistere fino alle Europee, che è considerat­a una possibile «dead line» della legislatur­a. Dopo, la sua condizione di «anatra zoppa» sarà ancor più evidente.

Il leader del Movimento è consapevol­e del problema, che è al centro di conversari riservati in riunioni ristrette. Anche perché il «doppio mandato» è argomento tabù per i grillini. Ma nell’inner circle del vice premier se ne discute e non c'è dubbio che la questione sarà affrontata. Anche perché, se così non fosse, Di Maio vivrebbe una strana condizione: sarebbe capo politico per dieci anni senza poter più avere incarichi parlamenta­ri o di governo. Servirà allora sfatare quel tabù. Un primo strappo alle regole è già avvenuto per il voto del 4 marzo, quando le «parlamenta­rie» sono state usate solo per i candidati del proporzion­ale, mentre i candidati sull’uninominal­e sono stati scelti in modo discrezion­ale. Un’altra «deroga» è allo studio per selezionar­e la squadra dell’europarlam­ento. Ma il nodo politico è il doppio mandato: scioglierl­o non sarà indolore.

 ??  ?? Su Instagram Il vicepremie­r Luigi Di Maio, 32 anni, ha posto la foto dell’incontro di ieri mattina nel suo studio con, da sinistra, i ministri Alfonso Bonafede, 42 anni, Riccardo Fraccaro, 37 anni, e il senatore Gianluigi Paragone, 47 anni
Su Instagram Il vicepremie­r Luigi Di Maio, 32 anni, ha posto la foto dell’incontro di ieri mattina nel suo studio con, da sinistra, i ministri Alfonso Bonafede, 42 anni, Riccardo Fraccaro, 37 anni, e il senatore Gianluigi Paragone, 47 anni

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