Corriere della Sera

Matteo cerca la «quadra» amata da Bossi

- di Giuseppe Antonelli

La cerchiatur­a della quadra. «La quadra si trova», dice Salvini riferendos­i alla prescrizio­ne. Ma subito Di Maio si preoccupa: neanche gli avesse detto di stare sereno. Perché quell’espression­e evoca gli infiniti bracci di ferro tra Bossi e Berlusconi. Circoletto rosso intorno alla quadra. Salvini non usa mai le parole a caso. Se cita Mussolini è per evocare il fascismo. Se cita Bossi è per evocare il leghismo. Sempre di nostalgia si tratta. Perché nella storia geometrica della politica italiana, la cosiddetta Prima Repubblica è quella delle convergenz­e parallele: la Seconda quella della quadra. Il primo modo di dire è tradiziona­lmente attribuito ad Aldo Moro, il secondo a Umberto Bossi. (E pensare che fino all’ottocento la quadra non si cercava; casomai, si dava: «Diciamo dar la quadra che val beffare» spiegava il Vocabolari­o della Crusca). Un ritorno alle origini per rassicurar­e gli elettori settentrio­nali? Un segnale d’appartenen­za per serrare i ranghi? In questa direzione sembra andare anche il recupero del dialetto, ultimament­e ostentato da Salvini in diverse occasioni: dall’«ofelé fa’ el to mesté» al «ciapa lì e porta a cà». Salvini avrà pure tolto la parola Nord dal nome della Lega, ma il cerchio torna a chiudersi. Chi nasce tondo…

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