M5S, processo ai cinque senatori ribelli
«Atto grave». Deferito chi non ha votato la fiducia: l’ipotesi espulsione. E c’è una nuova dissidente
Nel giorno del voto di fiducia al decreto sicurezza i «ribelli» del Movimento 5 Stelle non solo non hanno cambiato opinione ma si sono compattati. Ieri cinque senatori hanno scelto di non partecipare al voto andando di fatto incontro alla possibile espulsione, come del resto prevede l’articolo 11 dello Statuto del Movimento. I dissidenti sono Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero e Virginia La Mura. Un’ala che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico.
Oltre al decreto sicurezza i cinque parlamentari si oppongono anche a qualsiasi ipotesi di condono. Non a caso la novità della delegazione «ribelle» è rappresentata da Virginia La Mura, una laurea in oceanografia, professione ricercatrice e ambientalista convinta tanto da presentarsi con queste parole sulla piattaforma Rousseau: «Il mio contributo al progetto politico e civile del Movimento 5 Stelle continuerà a essere rivolto come sempre prevalentemente all’ambiente, al turismo sostenibile, alla tutela delle nostre ricchezze territoriali». Parole che sono state rafforzate nella mattina del voto sul decreto sicurezza da un post su Facebook in cui La Mura si è scagliata contro qualsiasi forma di abuso edilizio: «Il territorio italiano è costellato di intere aree dove l’abusivismo edilizio l’ha fatta da padrone per anni. È il momento di dire basta».
Nel giorno più lungo della sua carriera da parlamentare La Mura, che descrivono essere «schiva» e di poche parole, rimane incollata all’altra ribelle Nugnes cercando di tenersi il più lontano possibile dai cronisti. Dopo la seduta verga un post dove spiega le ragioni del dissenso, mettendo in chiaro che «ho fiducia nell’azione di questo governo, ma non potevo dare il mio contributo al decreto sicurezza». Il motivo? «Questo decreto — insiste — non mi appartiene, va contro i miei principi e ritengo che vada anche contro i principi del M5S stesso. Non possiamo permettere che si renda ancora più aspra la vita degli ultimi». Da qui la necessità di non votarlo. Una posizione condivisa da Elena Fattori che ha sottolineato come questo provvedimento sia «discutibile sia nel metodo che nel merito» e anche dal comandante De Falco («Per favore non chiamateci ribelli, ma ortodossi»), così come da Nugnes e Mantero.
Adesso però l’attenzione si sposta su cosa ne sarà dei cinque dissidenti. Il capogruppo Stefano Patuanelli ha segnalato al collegio dei probiviri il comportamento tenuto in Aula dai cinque senatori. Stando allo statuto interno, le sanzioni disciplinari applicabili sono: il richiamo, la sospensione, l’espulsione. «Non si sa cosa può succedere», allarga le braccia di Mantero. «L’ho appreso dalla stampa. Non ho nessun timore», si difende De Falco. Dai vertici del Movimento filtra con insistenza che i «ribelli» rischierebbero l’espulsione.