Corriere della Sera

Il vicepremie­r e la casa dei suoi condonata: veleno su di me

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Anche la casa della famiglia Di Maio a Pomigliano d’arco ha beneficiat­o di un condono edilizio. Il caso, che scatena la dura reazione del vicepremie­r che si ritiene vittima di un «falso scoop», è sollevato mercoledì da Repubblica. Il quotidiano ha recuperato una pratica risalente al 30 aprile 1986, intestata ad Antonio Di Maio, classe 1950, padre del capo politico del Movimento 5 Stelle. Piccolo imprendito­re edile, il genitore si appella a una legge del 1985, la numero 47 licenziata dal governo Craxi-nicolazzi, per sanare l’«ampliament­o di un fabbricato esistente al secondo e terzo piano». In tutto si tratta di circa 150 metri quadrati che si possono condonare, l’istruttori­a è del giugno 2006, con il versamento di 2 mila euro.

Il ministro Di Maio dà la sua versione dei fatti in una diretta Facebook. «Ho chiamato mio padre e gli ho chiesto: “Ma cosa hai combinato?”. E lui mi ha detto che nel 2006 ci è arrivata una risposta di una domanda fatta nel 1985 su una casa costruita nel 1966. La casa era stata costruita da mio nonno in base a un Regio decreto del 1942. Così mio padre regolarizz­a un manufatto costruito da mio nonno quando lui aveva 16 anni, questo è il grande scoop». Per il vicepremie­r, il servizio giornalist­ico sarebbe solo un attacco politico dettato da rabbia. «Nessuno deve mai pensare che quando ricevo un’accusa del genere debba stare zitto — spiega ancora nel video postato sui social network —. Noi siamo sempre andati avanti solo contando sulle nostre forze. Quindi a tutte queste persone che ogni giorno sputano veleno su di me, sul Movimento 5 Stelle e forse solo così riescono ad andare sui quotidiani nazionali dico “metteteci un po’ più di amore e meno rabbia”». Ne è nata anche una polemica politica con il deputato pd Ubaldo Pagano che attacca: «Ecco cos’è il Movimento 5 Stelle: per anni si sono riempiti la bocca di legalità e onestà, poi una volta arrivati al governo hanno approvato in pochi mesi una sanatoria fiscale e un condono edilizio da far impallidir­e i governi di Prima e Seconda Repubblica».

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