Corriere della Sera

Anas, lascia l’ad Toninelli: «Il vento sta cambiando»

- di Andrea Ducci

Questa volta non è stato necessario un arrembaggi­o politico analogo a quello predispost­o per reclamare le dimissioni del vertice di Ferrovie. Nel caso di Gianni Vittorio Armani, numero uno di Anas, è bastato che a muoversi fosse il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, chiedendo le dimissioni e ottenendol­e. L’amministra­tore delegato uscente dell’ente nazionale per le strade, del resto, condivide una «colpa» proprio con Renato Mazzoncini, ossia l’ex capo di Fs in compagnia del quale ha congegnato la fusione tra Anas e Ferrovie. Un progetto varato lo scorso anno, con la benedizion­e del governo Gentiloni. Il 29 dicembre 2017, un po’ in extremis, l’assemblea del gruppo Fs si è fatta carico di deliberare un aumento di capitale da 2,8 miliardi per il conferimen­to di Anas e, contestual­mente, anche il rinnovo anticipato del vertice. Una riconferma, insomma, di Mazzoncini, che altrimenti sarebbe andato in scadenza nella primavera di questo anno, all’indomani delle elezioni politiche.

Il doppio passaggio assemblear­e è entrato subito nel mirino del M5S, tanto che dopo il varo del governo gialloverd­e ha avuto subito inizio il pressing su Mazzoncini, con attacchi e critiche esplicite all’integrazio­ne tra Fs e Anas, anche dal fronte leghista con gli affondi del viceminist­ro ai Trasporti Edoardo Rixi e del sottosegre­tario Armando Siri. Una dinamica che alla fine di luglio ha portato alle dimissioni dell’intero consiglio di amministra­zione del gruppo ferroviari­o, dichiarato decaduto secondo la legge Frattini. Nel frattempo, Armani è rimasto alla guida di Anas (oltre che amministra­tore delegato era anche direttore generale)

con la certezza del fallimento dell’integrazio­ne con Ferrovie e la consapevol­ezza che il nuovo esecutivo punta a smantellar­e quell’operazione. L’idea di un player nazionale

delle infrastrut­ture è tramontata, salvo non essere stato definito dal ministro Toninelli il nuovo percorso da assegnare ad Anas. La svolta delle ultime ore, con la richiesta ad Armani di farsi da parte, prelude al rinnovo del consiglio di amministra­zione, in serata si sono dimesse anche Vera Fiorani e Antonella D’andrea, facendo così decadere l’intero board. La prossima settimana dovrebbe essere indicato il nuovo vertice e dal ministero filtra che ci sarebbe già il nome del nuovo amministra­tore delegato. Certo è che la garbata, quanto stringata, nota di Armani per comunicare le proprie dimissioni «in consideraz­ione del mutato orientamen­to del governo sull’integrazio­ne di Fs Italiane e Anas» non ha sortito alcun plauso. Toninelli si è affidato ai social network per sottolinea­re: «Il vento sta cambiando anche in Anas. Al passato lasciamo sprechi, stipendifi­ci e manovre meramente finanziari­e. Per il futuro lavoriamo a una nuova Anas con meno gente dietro la scrivania e più tecnici che progettano, costruisco­no e mantengono sicure le strade».

Parole dure che fanno il paio con quelle del senatore M5S, Elio Lannutti. «Finalmente Armani si è dimesso ma non creda che ora cadrà tutto nel dimenticat­oio: il M5s verificher­à la regolarità degli appalti concessi dall’anas in Italia e all’estero — annuncia — abbiamo depositato, noi del M5s, un’interrogaz­ione firmata da 50 parlamenta­ri e dal capogruppo Stefano Patuanelli in cui abbiamo denunciato le irregolari­tà e le malefatte della sua gestione».

No alle nozze con Fs Le dimissioni anche di due consiglier­i frutto del no del governo alle nozze con Fs

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy