Draghi a Tria: il deficit deve calare anche più di quanto chiede l’europa
Il faccia a faccia all’eurogruppo Domani missione a Roma di Centeno
Per Giovanni Tria, a Bruxelles la pressione è ormai vicina al difficilmente sopportabile. Si capisce come mai qualche volta se ne vada in anticipo, senza parlare con i giornalisti. Ieri si è saputo che lunedì, durante una riunione dell’eurogruppo, a porte chiuse, davanti ai suoi colleghi ministri finanziari dell’eurozona, gli è arrivato quello che è l’avvertimento probabilmente più d’impatto, politico e personale, fino a questo momento: da Mario Draghi.
Secondo l’agenzia Reuters, il presidente della Banca centrale europea ha detto al ministro dell’economia che l’alto debito pubblico italiano richiede un grado di disciplina fiscale «che va oltre le regole della Ue». Cioè che Roma dovrebbe produrre una legge di bilancio per il 2019 che va nella direzione contraria a quella intrapresa dal governo Conte: invece di aumentare il deficit pubblico fino al 2,4% del Prodotto interno lordo, sarebbe bene ridurlo anche più di quanto si aspetta Bruxelles sulla base di quanto aveva concordato con il precedente governo. In altri termini, far scendere il disavanzo decisamente sotto all’1% del Pil. Draghi aveva già espresso preoccupazioni sulla situazione italiana durante la conferenza stampa alla Bce lo scorso 25 ottobre. In particolare, aveva sottolineato che il punto di rischio maggiore riguarda il sistema bancario che potrebbe essere colpito dalla perdita di valore dei titoli di Stato, i cui prezzi calano con il salire dei tassi d’interesse.
Sentirsi rivolgere ora, direttamente, davanti al resto dell’eurozona, il richiamo di uno dei protagonisti più influenti del mondo economico-finanziario, per di più italiano, deve avere fatto un po’ vacillare Tria, costretto a difendere in Europa una manovra finanziaria nella quale non sempre sembra credere. Durante il meeting dei ministri, ha ribadito che le decisioni di Roma non cambiano. Ma — sempre secondo Reuters — si è sdoppiato. Ha detto di non opporsi a un comunicato dell’eurogruppo che chiede una revisione della legge di bilancio italiana. Ne capisce il senso. «Io sono un economista e un politico — ha però spiegato — ma sono qui come politico». Quindi deve tenere il punto e difendere le decisioni del governo Contesalvini-di Maio. Durante la stessa riunione, i ministri hanno preso in considerazione l’ipotesi di aprire una procedura d’infrazione contro l’italia se entro il 13 novembre Roma non farà le modifiche al budget 2019 che le ha richiesto.
Situazione molto delicata, dunque, per il governo. Ieri, tra l’altro, l’istat ha comunicato che l’indicatore statistico che anticipa l’andamento dell’economia «ha evidenziato un’ulteriore flessione, segnalando la persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico» dopo che il Pil del terzo trimestre è risultato piatto. I pericoli di recessione entrano dunque nei radar. Oggi l'ue pubblicherà le previsioni sulla crescita: per Roma probabilmente non sarà una bella lettura. C’è chi si aspetta una crescita intorno all’1% e un deficit in rialzo, stabile il debito. Tria ne discuterà con il presidente dell’eurogruppo Mario Centeno che sarà a Roma domani.