Corriere della Sera

Manovra, ecco tutti i condoni sulla casa

Previsti criteri diversi per i terremotat­i del centro Italia e quelli di Ischia. Il nodo delle costruzion­i abusive Da martedì la rottamazio­ne

- Mario Sensini

ROMA Due terremoti e due condoni edilizi. Completame­nte diversi tra loro anche se stanno nello stesso decreto. Mirato e di manica molto larga, quello per le case distrutte dal sisma di Ischia del 2017. Generalizz­ato e più severo, ma in compenso molto più a buon mercato, quello per gli immobili danneggiat­i dal terremoto del Centro Italia. Entrambi, tuttavia, capaci di accendere polemiche, perché qui si tratta di ricostruir­e con i soldi pubblici, tra le mille di Ischia e le 80 mila del Centro Italia, anche case in qualche modo abusive.

Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha provato a spegnerle anche ieri, giorno in cui per inciso partiva la rottamazio­ne ter delle cartelle, Equitalia, uno dei tanti condoni fiscali della manovra. «Laddove siano stati costruiti in aree con vincoli idrogeolog­ici o altri vincoli, non ci sarà regolarizz­azione e gli immobili andranno immediatam­ente abbattuti»: nell’isola non ci sarà alcun condono selvaggio, ha assicurato.

Anche se l’articolo 25 del decreto Genova è molto generoso. Le istanze di condono già presentate devono essere definite in base ai criteri della sanatoria del 1985. Quella con la quale si poteva regolarizz­are tutto: case in riva al mare, in aree franose, a rischio sismico, vincolate, demaniali, dentro ai Parchi. Se non si fa così a Ischia, piena di vincoli idrogeolog­ici e sismici, non si potrebbe sanare o ricostruir­e nulla.

La regola, però, vale solo per chi ha avuto la casa danneggiat­a e aveva già presentato l’istanza di condono. Per gli altri la sanatoria è possibile solo in base al Dpr 380, che è comunque molto severo, perché prevede la “doppia conformità” alla normativa, sia nel momento dell’abuso che in quello della domanda.

Un paletto rigidissim­o, che invece per la sanatoria delle case distrutte dal terremoto di due anni fa in Appennino non esiste. Un emendament­o allo stesso decreto Genova (art. 39-ter) presentato da Lega e M5S deroga esplicitam­ente al requisito della doppia conformità per tutte le case che verranno ricostruit­e con il contributo pubblico. Ammette un aumento di superficie del 20% (le quattro Regioni colpite adottarono il piano casa di Berlusconi), ma non il contributo su questi ampliament­i. Ma risolve tutta la pratica con una sanzione massima di 5.164 euro. Mentre la sanatoria ai sensi del condono ‘85 per Ischia, comportand­o il superament­o di vincoli, è molto costosa.

Una norma per facilitare la sanatoria delle piccole difformità in Centro Italia già c’era, ma evidenteme­nte non basta, se ad oggi è stato riparato solo lo 0,5% delle case distrutte. «Abbiamo 500 mila pratiche di condono inevase in Italia, serve un piano straordina­rio per affrontare il problema. Per non trovarci al prossimo terremoto ad inventarsi l’ennesimo ingiusto condono» dice Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri.

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