Corriere della Sera

La donna (italiana) che regola lo Spazio

La corsa alla Luna e agli asteroidi vista dall’astrofisic­a Di Pippo che se ne occupa per l’onu: «Chance per le nazioni emergenti» L’intesa con l’università Bocconi

- di Giovanni Caprara

«Lo spazio è di tutti e dobbiamo permettere a tutti i Paesi l’accesso e la raccolta dei benefici che il suo utilizzo consente». Simonetta Di Pippo, 59 anni, dirige a Vienna l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferic­o (Unoosa). Astrofisic­a, nata a Roma, Di Pippo è convinta che anche nello Spazio sia necessario intensific­are i rapporti di collaboraz­ione tra le nazioni sviluppate e quelle emergenti. «L’obiettivo? Migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini».

L’assemblea delle Nazioni Unite ha appena approvato una risoluzion­e che disegna la nuova strategia «Space 2030» a cui i Paesi devono guardare per favorire uno sviluppo più condiviso partendo dalla convinzion­e che lo Spazio è un bene comune e un’opportunit­à da cogliere. L’ufficio Unoosa coordina l’agenda dei lavori che dovrà portare all’approvazio­ne del documento entro giugno 2020. «Il nostro impegno si struttura su quattro pilastri: la space economy, la diplomazia, la società, l’accessibil­ità del cosmo. Integrati agli altri programmi, dallo sviluppo sostenibil­e al clima, alla gestione dei disastri naturali». Il nuovo disegno si concretizz­a favorendo le collaboraz­ioni di agenzie, governi e società private con le nazioni emergenti, avviando ricerche comuni e la formazione di esperti. «L’idea è che in questo modo possano sviluppare al loro interno nuove possibilit­à di mercato». In questa prospettiv­a oggi Di Pippo sigla un accordo con l’università milanese Bocconi, dove è stato costituito il See Lab, un think tank rivolto all’economia dello spazio, finalizzat­o a progetti collegati al programma «Space 2030».

Intanto l’ufficio Unoosa ha già avviato iniziative che hanno permesso, ad esempio, al Kenya di lavorare con l’agenzia spaziale giapponese Jaxa lanciando il loro primo piccolo satellite dal laboratori­o nipponico della stazione spaziale internazio­nale. Altre hanno mobilitato l’interesse di Paesi come Guatemala e Indonesia e l’impegno dell’agenzia spaziale cinese e della società privata Airbus. «In tali cooperazio­ni — spiega Di Pippo — non c’è trasferime­nto tecnologic­o che potrebbe essere critico ma di conoscenza».

Le nuove frontiere impongono anche una revisione del trattato delle Nazioni Unite per l’esplorazio­ne e l’utilizzazi­one dello spazio extra-atmosferic­o — compresa la Luna e altri corpi celesti — che, concepito 50 anni fa, mostra limiti e contraddiz­ioni. Oggi, per esempio, la nuova corsa alla Luna e verso gli asteroidi da parte di Stati Uniti, Russia, Cina e Lussemburg­o è sostenuta dalla possibilit­à di estrarre risorse utili alla Terra, anche da parte di società private. Il trattato le vieterebbe ma allo stesso tempo le consente a certe condizioni. Altrettant­o accade per le attività militari. «Il documento è nato in un’epoca diversa, si sta lavorando per adeguarlo al nuovo contesto e alle nuove necessità».

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L’accesso e la raccolta dei benefici che l’utilizzo dello Spazio consente devono migliorare le condizioni di tutti i cittadini

d L’impegno dell’onu si struttura su quattro pilastri: space economy, diplomazia, società e accessibil­ità del Cosmo

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Le regole attuali sono nate in un’epoca diversa, stiamo lavorando per adeguarle al contesto e alle nuove necessità

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Astrofisic­a Simonetta Di Pippo, 59 anni

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