LA SFIDA POSSIBILE TRA LIBRO E IPHONE
Caro Aldo, quest’anno, nell’ambito dell’iniziativa «Libriamoci a scuola», le aule sono state animate da letture a voce alta. Spero che gli studenti, nei momenti di ascolto, abbiano messo via gli inseparabili cellulari. Costoro saranno stati tentati di riprenderli in mano costringendo gli stessi libri e gli stessi cellulari ad affrontarsi in un duello mai visto. Secondo lei, chi avrà vinto? Alex Prato
L Caro Alex, a risposta potrebbe apparire scontata, ma non lo è. Leggere e presentare libri nelle scuole italiane è sempre una bella sfida. Di solito arrivare all’improvviso con un libro che nessuno conosce prepara mattinate di noia e distrazione, segnate appunto dal repentino spuntare dei cellulari. Se però i professori hanno un po’ preparato i ragazzi, non necessariamente facendo leggere il libro ma introducendo l’argomento, allora le reazioni sono molto diverse. Spesso i ragazzi sono attenti, appassionati, coinvolti. Anche quando si parla di storia, materia di cui la grande maggioranza di loro non sa nulla; assolutamente nulla. Mi è capitato di chiedere in una scuola del Veneto e in una del Lazio quale partito avesse vinto le elezioni italiane del 1948: la Democrazia cristiana o il Pci? Quasi tutti erano convinti che l’italia del dopoguerra fosse stata governata dai comunisti. Ovviamente su Wikipedia è scritta la verità. Però nessuno di quei ragazzi aveva mai cercato sul suo smart-phone notizie sulle elezioni del 1948.
In Rete, com’è noto, c’è tutto. Ma bisogna sapere dove e come cercarlo. Anche per questo i libri restano insostituibili. E dobbiamo essere grati agli insegnanti — in particolare gli insegnanti della scuola pubblica che hanno tenuto duro in anni difficili (forse non ancora terminati) — quando riescono a trasmettere ai nostri figli e nipoti la passione per la lettura; che poi molto spesso è la storia dei padri e dei nonni.
Quanto ai romanzi, ho la sensazione che i libri che hanno segnato la nostra infanzia e la nostra formazione ora non siano più letti, o lo siano molto meno. Penso a Salgari e a De Amicis, a Pinocchio, ai classici della letteratura popolare come Quo vadis? e Sinuhe l’egiziano, e poi ai francesi, dai più facili ai più ambiziosi, da Verne e Dumas a Hugo e Zola. Spero ovviamente di sbagliarmi.