Corriere della Sera

Il declino italiano è anche culturale

- di Danilo Taino Statistics Editor

Se c’è un legame tra lo stato di benessere complessiv­o di un Paese e quanto la sua popolazion­e legge libri, forse in Italia dovremmo preoccupar­ci. Secondo Eurostat, passiamo in media cinque minuti della nostra giornata con gli occhi su un libro. In uno studio condotto dall’agenzia statistica della Ue tra il 2008 e il 2015 su 15 Paesi europei, meno di noi leggono solo i francesi: due minuti due. I lettori più avidi sembrano essere gli estoni, 13 minuti al giorno, seguiti da finlandesi e polacchi a 12 minuti. Finlandia, Polonia ed Estonia guidano anche la classifica della quota di popolazion­e che legge libri come una delle sue attività principali, rispettiva­mente con il 16,8%, il 16,4% e il 15%. In Italia ci fermiamo all’8,5%: ci possiamo consolare ancora con la Francia, ultima con il 2,6%. Insomma, leggiamo poco. Non è però sempre stato così. Anzi, nell’era dei manoscritt­i siamo stati spesso all’avanguardi­a. Nel ‘200 eravamo superati solo dai territori di Francia e Germania come numero di manoscritt­i pubblicati nell’intero secolo: 95.207, secondo l’analisi di Buringh e Van Zanden riportata da Ourworldin­data.com. Nel Quattordic­esimo Secolo siamo passati in testa, con 869.374 manoscritt­i contro i 564.624 della Francia. E il secolo successivo abbiamo mantenuto la posizione: 1.423.668 libri scritti a mano in cento anni. Anche da quando, attorno alla metà del 1400, Gutenberg ha introdotto la stampa, la produzione libraria italiana non è andata male: 16.719 libri stampati nella prima metà del 1500, secondi dietro ai francesi, e 41.641 nella seconda metà dello stesso secolo, al primo posto in Europa. Anche fino a tutto l’800 siamo sempre stati, per produzione di libri, ai primi posti del continente, in gara con inglesi, francesi, tedeschi e olandesi. Ancora oggi, in Italia vengono pubblicati più di 60 mila nuovi titoli all’anno (circa mille per milione di abitanti): in Europa superati solo dalla Gran Bretagna, che però ha l’enorme vantaggio della lingua, dalla Germania e dalla Francia. Come sanno gli editori italiani e come dice la statistica riportata sopra, il fatto che un testo sia pubblicato non significa che venga comprato e letto da molte persone. I numeri sembrano indicare che l’italia vive un declino di lettura e di benessere culturale; ma dicono anche che non è necessaria­mente un fatto struttural­e.

@danilotain­o

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