Corriere della Sera

Quello stile a zig zag con il «tutto insieme» che sedusse l’america

Un look che ha anticipato l’eleganza ispirata allo sport

- Di Maria Teresa Veneziani

«N on puoi amare lo stile Missoni se non ami le altre cose della vita»: lo dice Tim Blank, l’inventore di Tower Garden, nel bel docufilm Being Missoni. Perché essere Missoni è un talento che va oltre la moda, s’infrange nella vita vera, quella della Close-knit Family (la famiglia molto unita) come la definivano gli americani negli anni ’70, tempi gloriosi in cui le maglie colorate di Tai e Rosita erano l’emblema dello stile italiano. «Agnelli-ferrari-fellini e …i Missoni»: sono i creatori di moda oggi più ammirati e originali (Gianni Mura su Epoca, 1975). «Fanno la migliore maglia del mondo, qualcuno dice la più bella del mondo» (New York Times, 1972).

I titoli scorrono veloci per introdurre 65 anni di storia familiare, raccontata attraverso la magia di fili colorati che hanno anticipato tutta la moda contempora­nea: l’athleisure, l’eleganza rilassata ispirata allo sport che oggi è il motore della moda, le mescolanze di pattern che gli americani, incantati, ribattezza­rono Put together, gli scozzesi, le righe, ma tutto alle maniera di Tai «che era anche daltonico e vedeva tutto alla sua maniera», ride Rosita. E, ancora, le eco pellicce anni ‘90, corpose come zibellini, in innocua ciniglia di lana, la rete multicolor, le combinazio­ni nei toni di legno, foglie secche e terra.

Capolavori da indossare che, come una girandola, sembrano sempre uguali eppure nuovissimi sotto la direzione della figlia Angela, alla quale Rosita, 21 anni fa, ha ceduto la direzione creativa per occuparsi della sua seconda passione, la casa, Missoni Home. E la cosa straordina­ria è che se si chiede ad Angela che cosa la renda più fiera, risponde: «Di aver tolto a mia mamma un impegno che le andava stretto, dandole una seconda vita profession­ale». Come si proietta nel futuro un marchio senza tempo? «Io dico sempre che Missoni è patrimonio della storia della moda — racconta la designer —. Non ho mai avuto paura di inserire nuove parole nel linguaggio Missoni pur sentendone molto forti le radici. Ho memoria di tutto, da quando avevo 5 anni ed ero una bambina introversa. Non vado mai in archivio, lavoro sempre su un progetto nuovo e, a quel punto, faccio collegamen­ti e magari mi capita di ricordare esattament­e la stagione». Non è esagerato dire che lo stile Missoni nasce da una fiaba, quella che comincia con il colpo di fulmine tra un bellissimo atleta alle Olimpiadi di Londra e una studentess­a di 17 anni in vacanza in Inghilterr­a. Lui faceva tute con un amico, lei è figlia di imprendito­ri tessili. «Ottavio, come sono nati i suoi zig zag colorati?», gli chiesi in una intervista. «Che cosa vuoi, le macchine di maglia vanno di qua e di la», mi rispose lui beffardo. «La prima volta che sono venuta a vedere le macchine sono rimasta folgorata:

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Angela Missoni Mai avuto paura di inserire elementi nuovi nel nostro linguaggio che ha radici profonde i fili che scorrono, il cic cic cic, un mondo quasi cibernetic­o, incredibil­e», si entusiasma Patricia Urquiola nel docufilm. Come nasce un capo? «L’ispirazion­e è il “moodboard”, ti vengono tante idee, ma devi decidere, poi può essere che il progetto si modifichi — riprende Angela —. Noi, a differenza di altri brand, confezioni­amo anche i tessuti e quindi lavoriamo sulle collezioni anche un anno prima». Classico ma mai tranquillo il mondo Missoni si nutre d’arte. Non a caso si è parlato di un fil rouge che lega le loro creazioni cromatiche alle opere di Paul Klee e Marc Chagall. Il film mostra la coppia in mezzo al verde nel parco, in provincia di Varese, un luogo che vale per Missoni come la Provenza per Van Gogh, perché le maglie nate dai segni colorati da Tai su fogli a quadretti non sarebbero stati gli stessi senza quella vista sul Monte Rosa.

«La cosa geniale è che abbiamo qui tutta la filiera, creatività e produzione artigianal­e. Credo che questo fatto mi abbia offerto la possibilit­à di restare con i piedi per terra». Anche la casa di Angela è quella di un’artista, piena di oggetti. Guardi fuori e vedi le Alpi che cambiano colore. Altre trame, altre sfumature come quelle andate in scena sotto le torri di Milano City: abiti e cardigan fluidi o accostati a corpo, una moltitudin­e di fili intrecciat­i per un ideale giro del mondo.

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Il nuovo team Angela Missoni, direttore creativo di Missoni, con Maurizio Tamagnini (sinistra), ceo di FSI, il fondo che ha acquisito il 41,2% del brand e Michele Norsa, vice presidente di Missoni (Reuters)

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