Corriere della Sera

Già oggi in 8 casi su 10 gli affidi sono condivisi (senza parità nella cura)

I magistrati: pochissimi padri chiedono di tenere i figli

- Http://27esima ora.corriere.it Cecilia Fraccaroli Gea Genitori Ciro Cascone Procurator­e Tribunale dei minori di Milano

La vicenda

● Gli incontri del «Corriere» si concludono il 12 novembre a Milano per fare il punto con la società civile. Intervengo­no Daniela Poggio, Community No Ddl Pillon, Valentina Cappellett­i, Cgil, Manuela Ulivi, avvocata e presidente Cadmi, Silvia Belloni, avvocata penalista, Arturo Maniaci, professore aggregato di diritto privato alla Statale di Milano l’inchiesta sul ddl Pillon e guarda i video degli incontri

Il ddl Pillon punta a introdurre l’affido condiviso, interpreta­to come affido alternato a tempi equivalent­i tra padre e madre, ma in Italia l’affido dei figli a entrambi i genitori nelle separazion­i e nei divorzi è già la forma prevalente grazie alla legge numero 54 del 2006. Se infatti nel 2005 i figli minori sono stati affidati esclusivam­ente alla madre nell’80,7% delle separazion­i e nell’82,7% dei divorzi, con percentual­i più elevate al Sud, nel 2015 (ultimo anno per cui sono disponibil­i i dati Istat) gli affidi esclusivi alle madri sono calati in modo drastico all’8,9% nelle separazion­i, mentre nell’89% dei casi sono congiunti.

Le informazio­ni su un tema così cruciale sono poche. Il ministero della Giustizia non ha dati. L’istat registra che con l’introduzio­ne del «divorzio breve» sono aumentati i divorzi e che otto volte su dieci, anche in questo caso, i figli minori vengono affidati a entrambi i genitori. Non rileva però dove vanno a vivere. L’ultima ricerca in merito risale al 2009 e fotografa una condizione in cui la riforma dell’affido non era ancora a regime. Secondo questi dati il 13% dei bambini affidati esclusivam­ente alla madre dormiva dal padre almeno qualche volta alla settimana,il 22,7% qualche volta al mese, l’11,6% a periodi alterni o in alcuni periodi, il 32% mai anche se frequentav­a il padre, il 20% aveva perso tutti i contatti.

Un’indicazion­e indiretta si può ricavare dall’assegnazio­ne della casa: di solito (anche se non sempre) viene data al genitore presso il quale vivono i figli. Le separazion­i in cui la casa comune era assegnata alle mogli erano il 57,4% nel 2005 e sono diventate il 60% nel 2015 (il 69% se c’era almeno un figlio minore). Da un focus del Tribunale di Reggio Emilia emerge che la collocazio­ne prevalente è presso la madre e che quando i figli di non coniugati (per cui non vale il ddl Pillon ma che però esprimono un orientamen­to comune) sono collocati presso la madre, i padri passano con loro — tra weekend alternati e pomeriggi infrasetti­manali — sei giorni su 14.

Da un punto di vista legale quindi l’affido è già condiviso. Se non viene applicato ovunque nello stesso modo dipende da un insieme di fattori che sono soprattutt­o sociali e culturali, come è emerso dall’esperienza degli operatori (magistrati, avvocati, mediatori e psicologi), intervenut­i agli incontri del Corriere.

«Nei fatti sono pochissimi i padri che chiedono di tenere i figli», spiega Anna Cattaneo, presidente della Sezione famiglia del Tribunale di Milano. «Nella maggior parte dei casi noi dobbiamo intervenir­e per costringer­e i padri a occuparsi dei figli» conferma il procurator­e del Tribunale dei minori di Milano Ciro Cascone. Un’analoga tendenza si registra a Roma. «Abbiamo visto che quando i padri chiedono di tenere i figli spesso dietro c’è una motivazion­e economica», spiega Cecilia Fraccaroli mediatrice di Geagenitor­i Ancora.

Il ddl Pillon vuole intervenir­e in questo contesto con «una progressiv­a de-giurisdizi­onalizzazi­one, rimettendo al centro la famiglia e i genitori e soprattutt­o restituend­o in ogni occasione possibile ai genitori il diritto di decidere sul futuro dei loro figli e lasciando al giudice il ruolo residuale di decidere nel caso di mancato accordo». Impone però schemi molto rigidi che non si conciliano con la forte conflittua­lità di molte coppie. «Ci vorrebbe più diritto, non meno diritto — dice Giovanna Fava, del Forum delle donne giuriste —. Uno dei problemi piuttosto è che le udienze di separazion­e e divorzio durano troppo poco e non affrontano le esigenze delle situazioni concrete».

Il merito del ddl è aver fatto discutere di paternità e maternità ricordando che la cura non deve essere relegata solo alle donne. «Ma se non si lavora a creare la parità prima della separazion­e — nota Fava —, quella parità è finta». Oggi in Italia lavora ancora meno della metà delle donne.

Il mediatore accompagna gli ex partner a recuperare la capacità di negoziare Rendere la mediazione obbligator­ia è un controsens­o Non si può negoziare sotto le bombe

dL’interesse dei minori va valutato caso per caso, non ci può essere una regola uguale per tutte le situazioni Il ddl pare volto a tutelare gli adulti, più che i piccoli

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