Corriere della Sera

Omertà e bugie sull’overdose di Cranio

In un video le ultime parole di Cranio Randagio. Le chiamate ai pusher dei ragazzi nella casa

- di Giovanni Bianconi

ROMA A due anni dalla morte del rapper ventiduenn­e Vittorio Bos Andrei, che come nome d’arte aveva scelto Cranio Randagio, ucciso da un cocktail di droghe il 12 novembre 2016, la Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta nei confronti di tre indagati, tutti pressoché coetanei della vittima. Uno — Francesco Manente, 26 anni, presunto fornitore delle sostanze che hanno ucciso il ragazzo — è accusato di detenzione e spaccio di stupefacen­ti, nonché del reato previsto dall’articolo 586 del codice penale: morte come conseguenz­a di altro delitto. Gli altri due rispondono di favoreggia­mento: Pierfrance­sco Bonolis, che l’11 novembre festeggiav­a in casa sua il ventiduesi­mo compleanno, e Jaime Garcia De Vincentiis, oggi venticinqu­enne; sono stati loro a scoprire, all’ora di pranzo del giorno successivo, che Cranio Randagio non respirava più. Chiamarono i soccorrito­ri, che dopo un’inutile tentativo di rianimazio­ne constataro­no il decesso, ma con le successive dichiarazi­oni avrebbero coperto il presunto spacciator­e e altri rimasti ignoti.

Il pubblico ministero Mariarosar­ia Guglielmi ha inviato l’avviso di conclusion­e indagini controfirm­ato dal procurator­e Giuseppe Pignatone, preludio della richiesta di rinvio a giudizio. Nel novembre scorso, primo anniversar­io della morte del figlio, la madre di Vittorio Andrei denunciò con una lettera aperta al Corriere la «immorale omertà di chi era con lui quella sera» nell’appartamen­to di Bonolis al quartiere Balduina di Roma. Trascorsi altri dodici mesi gli inquirenti hanno fornito qualche risposta alle richieste della donna, individuan­do, tra silenzi e reticenze, ipotetici reati .

Il lavoro dei magistrati, coadiuvati dai poliziotti del commissari­ato di zona e della Squadra mobile, ha ricostruit­o i fatti della notte e della mattina seguente attraverso testimonia­nze parziali, divergenti e corrette nel tempo, l’autopsia che ha accertato le cause del decesso del rapper («intossicaz­ione acuta letale di ossicodone, ecstasy, ketamina, codeina e morfina»), l’analisi del traffico telefonico dei cellulari e alcuni filmati girati con un telefonino durante e dopo la festa. Immagini in cui compaiono ragazzi ubriachi di droghe (la versione iniziale dei superstiti si limitava ad alcol e fumo, niente sostanze pesanti; solo dopo hanno ammesso altro), riprese tra le 5 e le 9,30 del mattino. Nella prima è proprio Cranio Randagio a dichiarare agli amici lo stato di «massima disfunzion­e cerebrale» in cui si trova, e lancia una dichiarazi­one d’affetto a Bonolis: «Ti voglio bene “Bunuel”». Nell’ultima lo si vede immobile ad occhi chiusi, steso su un fianco sul letto del padrone di casa, sotto una coperta rimboccata. Se non era già morto, non s’è più svegliato.

In altri fotogrammi c’è Jaime Garcia che dice : «Fratimo, ci sono cose brutte da vedere», e poi: «Cranio ciao, ciao Cranio». Quando gli sono state mostrate, ha detto di non ricordare che cosa intendesse. Dal suo telefono sono emersi contatti notturni con un altro presunto spacciator­e; ha spiegato che le chiamate le aveva fatte Vittorio, che poi accompagnò a comprare droga, negando di conoscere il venditore; ma uno scambio di sms dimostrere­bbe il contrario. Durante la notte, secondo altre dichiarazi­oni riscontrat­e dai movimenti dei cellulari, Bos Andrei sarebbe andato anche a casa sua per prendere altre sostanze e portarle nell’appartamen­to di Bonolis.

Dai cellulari è stato estratto un messaggio inviato via facebook tre giorni prima della festa, apparso pure sul telefonino di Bos Andrei, in cui Francesco Manenti annunciava: «Io porto il crack». Una sciocchezz­a, secondo l’autore e Bonolis: «Le dice spesso». Giustifica­zione insufficie­nte, per gli inquirenti, dal momento che il crack è stato trovato nel corpo della vittima, insieme alla cocaina che avrebbe sniffato davanti a testimoni; un altro amico sostiene che l’aveva portata lo stesso Vittorio, e lui a quel punto se n’è andato proprio perché la serata stava prendendo una brutta piega. Manenti era uscito per partecipar­e a un’altra festa, ma verso le 4 è tornato, s’è addormenta­to e poco prima delle 9 s’è svegliato perché — ha detto agli investigat­ori — Vittorio russava, e lui se n’è andato.

Oltre a negare di aver portato il crack, anche il presunto fornitore sostiene che Vittorio aveva detto che poteva procurare lui qualche sostanza, ma non ricorda di aver visto persone sotto l’effetto di droghe pesanti. Racconti zoppicanti e confusi di una notte sbagliata, piena di droga e di memorie annebbiate, cancellate o trattenute. Anche di fronte a un amico che inseguiva un futuro di musica e arte, morto a 22 anni mentre sembrava che dormisse.

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 ??  ?? Rapper Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, morto a 22 anni. Nel 2015 aveva partecipat­o a «X Factor», selezionat­o da Mika nella propria squadra
Rapper Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, morto a 22 anni. Nel 2015 aveva partecipat­o a «X Factor», selezionat­o da Mika nella propria squadra

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