Corriere della Sera

Pillon combatte contro affido e «stregoneri­a»

Il leghista: non ero umile, ora lo sono

- di Tommaso Labate

«Sto preparando un atto e non ho seguito le ultime notizie, di cosa sta parlando?». Le ultime notizie, come le chiama lui, sono che Luigi Di Maio ha affossato il suo disegno di legge sull’affido condiviso eppure Simone Pillon, senatore della Lega, non sembra curarsene. Sembra, appunto, perché di più non dice. Anzi, mutuandola da un linguaggio che ormai è usato solo dagli allenatori di calcio a rischio esonero o dai presidenti che stanno per esonerarli, usa la formula «silenzio stampa». E ripete per cinque minuti buoni che «sono in silenzio stampa, le chiedo di capirmi, dica pure che mi ha cercato e non mi ha trovato». Solo al minuto numero sei, l’avvocato-senatore bresciano si lascia scappare un invito sibillino: «La dichiarazi­one di Di Maio sull’affido condiviso è chiarissim­a. Deve solo leggerla bene...». Ecco, mentre mancano poche ore alla mobilitazi­one nazionale contro il ddl Pillon, lui, Pillon, non sembra aver perso la speranza. Evidenteme­nte si appella a un «così», perché testualmen­te Di Maio ha detto che «così» la sua legge non va. E se non va «così», allora può darsi che in un altro modo si possa fare. L’ha scritto lui stesso l’altro giorno su Facebook, commentand­o la preoccupat­issima lettera inviata al governo italiano dalle relatrici speciali delle Nazioni Unite (Dubravka Šimonovi e Ivana Radacic) sulla violenza contro le donne. «Due tizie dell’onu», parola del senatore leghista, «prendono posizione contro il ddl. Che dite? Verranno i caschi blu ad arrestarci? Noi andiamo avanti con le audizioni (…), ascolterem­o tutti (…), poi costruirem­o il testo unificato previsto dal contratto di governo».

Chi lo conosce bene dice che Pillon sia difficile da mettere all’angolo. Le sue fughe in avanti non avrebbero avuto la «copertura» di Matteo Salvini né quella del ministero della Famiglia guidato da Lorenzo Fontana. Infatti dal suo stesso partito gli hanno intimato di rimanere in silenzio per un po’. «Pillon fermarsi? Ma non ci pensiamo proprio», dice Massimo Gandolfini, che passa subito alla prima persona plurale perché lui e Pillon sono una cosa sola, e quella cosa è il «popolo del Family day». «Sull’affido condiviso ci sono delle cose da sistemare e le sistemerem­o. Abbiamo il via libera di Salvini. Tra l’altro pensiamo che questo governo stia facendo molto bene. Gli darei un bel 7».

Il garante del rapporto tra Family day e Lega è proprio Pillon. Il Pillon che per sua stessa ammissione, come confessò al sito «La Fede quotidiana», scopre il valore dell’umiltà proprio nel suo primo giorno da parlamenta­re, una specie di folgorazio­ne sulla via di Palazzo Madama. «Io purtroppo non sono molto umile, almeno non spontaneam­ente. Ma ora che sono entrato in Parlamento sento il desiderio di farmi piccolo per pormi davvero al servizio di tutti». Come s’era posto, per esempio, alla guida del piccolo ma combattivo esercito di genitori cattolici convinti che a Brescia, alle elementari, una maestra volesse imporre ai ragazzi nientemeno che lezioni di stregoneri­a. «Nelle scuole della mia Brescia», aveva tuonato, «dopo il Gender sono arrivati a imporre la stregoneri­a, ovviamente all’insaputa dei genitori. Vogliamo insegnare ai nostri bambini l’italiano, l’arte, la musica e lasciar perdere queste porcherie?».

 ??  ?? Senatore Simone Pillon (Lega), 47 anni, vuole cambiare le regole sull’affido dei figli dopo le separazion­i
Senatore Simone Pillon (Lega), 47 anni, vuole cambiare le regole sull’affido dei figli dopo le separazion­i

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