Il Paris Saint Germain sotto accusa: giovani talenti classificati per etnia
Nelle schede dei reclutatori ragazzi divisi in base al colore della pelle. Il caso Ghoho
PARIGI Dal 2013 alla scorsa primavera, i reclutatori del Paris Saint Germain dovevano riempire un formulario sulle giovani promesse osservate sui campi di tutta la Francia facendo menzione dell’etnia del calciatore: francese, maghrebino, antillese o africano.
A parte che per «francese» si intendeva «bianco», come se i campioni del mondo Zidane (di origine algerina) o Mbappé (di famiglia maghrebina-africana) non fossero francesi, ma la schedatura di una persona su base etnica è illegale, e sta provocando grandi polemiche.
La rivelazione è del giornale online Mediapart, che già nel 2011 scoperchiò un caso simile che riguardava il centro di formazione della nazionale francese. In una riunione segreta l’allenatore Laurent Blanc si dichiarava favorevole a un sistema di quote per limitare la presenza dei bi-nazionali: «Sembra che formiamo un solo tipo di giocatore — disse Blanc — alto, massiccio, potente. E chi sono gli alti, massicci e potenti? I neri. Gli spagnoli mi hanno detto di non avere problemi, perché loro di neri non ne hanno».
Stavolta il sospetto di discriminazione riguarda adolescenti individuati dai talent scout del Psg, giudicati come probabili futuri campioni, e scartati perché neri.
Uno di loro è Yann Gboho, brillante centrocampista della nazionale francese under 18, oggi sotto contratto nel Rennes FC. Quando aveva 13 anni, Gboho fu notato dai reclutatori di diverse squadre, Psg compreso. Il talent scout del club parigino per la Regione Normandia, Serge Fournier, gli dà il voto di «2+», il migliore dopo «1». «Ma un ”1” si dà solo a Kylian Mbappé e io non l’ho mai dato in tutta la mia carriera», dice il 73enne Fournier, che sottolinea la «tecnica», la «velocità» e il «senso del gol» del ragazzino. Solo che il Psg si rifiuta di tesserarlo.
I verbali di una riunione segreta pubblicati da Mediapart sembrano portare alla responsabilità di uno dei dirigenti del settore giovanile del Psg, Marc Westerloppe. «C’è un problema — dice —, dobbiamo essere più equilibrati, ci sono troppi antillesi e africani a Parigi». Oggi Westerloppe parla di un Star Kylian Mbappé e Neymar, brasiliano. Un altra rivelazione sul Psg dice che il club incoraggia i giocatori ad applaudire gli spettatori a fine gara. In cambio di un bonus: da 33mila a 375 mila euro netti (Reuters) falso, ma quei verbali non sono contestati dai vertici del Psg, che preferiscono scaricare le colpe sui talent scout e su Westerloppe, nel frattempo passato al Rennes.
Altri talent scout spiegano a Mediapart che «non cercavamo i soliti profili di giocatori neri e possenti, ma dei calciatori con una buona visione di gioco». Ecco perché nelle schede di valutazione era prevista anche la menzione dell’etnia del ragazzino.
Lo scandalo getta dubbi sulla meritocrazia più volte invocata in tutti i settori, anche nel calcio, e sulla realtà della discriminazione. Secondo Lilian Thuram, campione del mondo ed ex gloria di Parma e Juventus, «è sempre così, all’inizio sono semplici individui a discriminare, non l’istituzione. Ma quando il club viene a sapere quel che sta accadendo, quelle persone dovrebbero essere licenziate subito. Invece il club tende a coprirle, per mettere a tacere lo scandalo».
Altra rivelazione sul Psg: una voce del contratto dei giocatori li incoraggia a rispettare «i valori del club», come salutare e applaudire gli spettatori prima e dopo il match. Chi lo fa ha diritto a un bonus, da 33 mila euro netti al mese a 375 mila nel caso di Neymar.