Corriere della Sera

Da Napoli in 30 mila scrivono al Papa «Lasciamo le Catacombe ai ragazzi»

Sono il simbolo della rinascita del quartiere Sanità. Il Vaticano chiede metà incassi

- (Foto Sergio Siano)

NAPOLI C’è una storia napoletana che è lontana una vita dai luoghi comuni della città nera e dai salotti dei dibattiti culturali. I protagonis­ti non sono camorristi, spacciator­i o parcheggia­tori abusivi, e non sono nemmeno intellettu­ali o «autorevoli esponenti» di quella che ancora viene chiamata società civile. È una storia napoletana di coraggio e fiducia, di obiettivi raggiunti e di sfide vinte. E però all’improvviso rischia di diventare una storia che potrebbe finire male. O comunque finire, che poi è la stessa cosa.

È la storia della cooperativ­a La Paranza, giovani del Rione Sanità che gestiscono le Catacombe di San Gennaro e quelle di San Gaudioso, due percorsi nella storia antica della

città che richiamano ogni anno più di centomila turisti e che sono diventati il simbolo della rinascita sociale di un luogo ancora segnato dall’indecenza della criminalit­à, ma non più solo da quella. La Paranza fu il primo risultato ottenuto dieci anni fa da don Antonio Loffredo, il parroco che offrì ai ragazzi del quartiere una alternativ­a alla strada. Li convinse a studiare e li aiutò a mettere insieme quella cooperativ­a di guide turistiche cui seguirono poi l’orchestra dei bambini Sanitansam­ble, laboratori artigianal­i, case d’accoglienz­a. Insieme

I ragazzi della cooperativ­a La Paranza nelle catacombe di Napoli. Sotto don Antonio Loffredo

La Paranza resta il punto più alto di questa imprendito­rialità sociale andata avanti senza nemmeno una sovvenzion­e pubblica ma grazie all’impegno di onlus come l’altranapol­i o finanziato­ri come la Fondazione Con il Sud. Ora la storia potrebbe interrompe­rsi se il Vaticano, attraverso il Pontificio Consiglio per la Cultura, non dovesse recedere dall’intenzione, comunicata recentemen­te da monsignor Ravasi (che ieri il Corriere ha provato senza successo a raggiunger­e) all’arcivescov­o di Napoli Crescenzio Sepe, di richiedere alla cooperativ­a il 50 per cento degli incassi sulla vendita dei biglietti. In assoluto non si tratta di una pretesa arbitraria, è una regola che vale per ogni catacomba (appartengo­no tutte alla Santa Sede) e finora solo a Napoli non è stata applicata proprio perché soltanto qui la gestione non è affidata a strutture religiose ma a un’impresa sociale che dà lavoro a 34 giovani, che si autofinanz­ia e che reinveste gli avanzi di gestione nella riqualific­azione dei luoghi. Tutto nelle catacombe è stato fatto dai ragazzi: dalle vie d’accesso all’abbattimen­to delle barriere architetto­niche, dalla pulizia dei tunnel al recupero di opere d’arte. Ma solo con il cinquanta per cento degli incassi non ce la farebbero nemmeno a pagarsi gli stipendi, e a luglio 2019 scade la convenzion­e per il comodato d’uso: se cambiano gli accordi (o se addirittur­a il Vaticano chiedesse centinaia di migliaia di euro di arretrati) La Paranza va inevitabil­mente fuori gioco. E va fuori gioco la riqualific­azione sociale dell’intero Rione Sanità, che sempre più vive in simbiosi

La cooperativ­a Voluta dieci anni fa dal prete di strada don Antonio Loffredo impiega 34 giovani

con le catacombe, da dove, attraverso la riapertura di una antica porta nella chiesa di San Gennaro extra moenia, si arriva direttamen­te nel centro del quartiere, unendo antico e moderno, mondo di sotto e mondo di sopra ma senza metafore, e soprattutt­o senza un mondo di mezzo che fa affari. «Queste catacombe non sono solo un monumento, ma una via per far scoprire l’intero quartiere. Hanno una funzione sociale e di questo dovrebbe tener conto il Vaticano», ragiona Ernesto Albanese, presidente dell’altranapol­i. E Gianni Maraviglia, presidente della cooperativ­a: «Con la nostra gestione, le catacombe portano economia, e non voglio credere che la Santa Sede intenda togliere economia a Napoli».

E non lo chiedono solo i ragazzi della cooperativ­a, e nemmeno solo il quartiere, che pure si è mobilitato: c’è un appello a papa Francesco che in due giorni ha raccolto quasi trentamila firme. E l’elenco continua a crescere ogni ora.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? L’affresco L’immagine più antica di San Gennaro (V secolo))
L’affresco L’immagine più antica di San Gennaro (V secolo))
 ??  ?? In visita Un gruppo di ragazzi alle Catacombe di San Gennaro
In visita Un gruppo di ragazzi alle Catacombe di San Gennaro

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy