Da Napoli in 30 mila scrivono al Papa «Lasciamo le Catacombe ai ragazzi»
Sono il simbolo della rinascita del quartiere Sanità. Il Vaticano chiede metà incassi
NAPOLI C’è una storia napoletana che è lontana una vita dai luoghi comuni della città nera e dai salotti dei dibattiti culturali. I protagonisti non sono camorristi, spacciatori o parcheggiatori abusivi, e non sono nemmeno intellettuali o «autorevoli esponenti» di quella che ancora viene chiamata società civile. È una storia napoletana di coraggio e fiducia, di obiettivi raggiunti e di sfide vinte. E però all’improvviso rischia di diventare una storia che potrebbe finire male. O comunque finire, che poi è la stessa cosa.
È la storia della cooperativa La Paranza, giovani del Rione Sanità che gestiscono le Catacombe di San Gennaro e quelle di San Gaudioso, due percorsi nella storia antica della
città che richiamano ogni anno più di centomila turisti e che sono diventati il simbolo della rinascita sociale di un luogo ancora segnato dall’indecenza della criminalità, ma non più solo da quella. La Paranza fu il primo risultato ottenuto dieci anni fa da don Antonio Loffredo, il parroco che offrì ai ragazzi del quartiere una alternativa alla strada. Li convinse a studiare e li aiutò a mettere insieme quella cooperativa di guide turistiche cui seguirono poi l’orchestra dei bambini Sanitansamble, laboratori artigianali, case d’accoglienza. Insieme
I ragazzi della cooperativa La Paranza nelle catacombe di Napoli. Sotto don Antonio Loffredo
La Paranza resta il punto più alto di questa imprenditorialità sociale andata avanti senza nemmeno una sovvenzione pubblica ma grazie all’impegno di onlus come l’altranapoli o finanziatori come la Fondazione Con il Sud. Ora la storia potrebbe interrompersi se il Vaticano, attraverso il Pontificio Consiglio per la Cultura, non dovesse recedere dall’intenzione, comunicata recentemente da monsignor Ravasi (che ieri il Corriere ha provato senza successo a raggiungere) all’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, di richiedere alla cooperativa il 50 per cento degli incassi sulla vendita dei biglietti. In assoluto non si tratta di una pretesa arbitraria, è una regola che vale per ogni catacomba (appartengono tutte alla Santa Sede) e finora solo a Napoli non è stata applicata proprio perché soltanto qui la gestione non è affidata a strutture religiose ma a un’impresa sociale che dà lavoro a 34 giovani, che si autofinanzia e che reinveste gli avanzi di gestione nella riqualificazione dei luoghi. Tutto nelle catacombe è stato fatto dai ragazzi: dalle vie d’accesso all’abbattimento delle barriere architettoniche, dalla pulizia dei tunnel al recupero di opere d’arte. Ma solo con il cinquanta per cento degli incassi non ce la farebbero nemmeno a pagarsi gli stipendi, e a luglio 2019 scade la convenzione per il comodato d’uso: se cambiano gli accordi (o se addirittura il Vaticano chiedesse centinaia di migliaia di euro di arretrati) La Paranza va inevitabilmente fuori gioco. E va fuori gioco la riqualificazione sociale dell’intero Rione Sanità, che sempre più vive in simbiosi
La cooperativa Voluta dieci anni fa dal prete di strada don Antonio Loffredo impiega 34 giovani
con le catacombe, da dove, attraverso la riapertura di una antica porta nella chiesa di San Gennaro extra moenia, si arriva direttamente nel centro del quartiere, unendo antico e moderno, mondo di sotto e mondo di sopra ma senza metafore, e soprattutto senza un mondo di mezzo che fa affari. «Queste catacombe non sono solo un monumento, ma una via per far scoprire l’intero quartiere. Hanno una funzione sociale e di questo dovrebbe tener conto il Vaticano», ragiona Ernesto Albanese, presidente dell’altranapoli. E Gianni Maraviglia, presidente della cooperativa: «Con la nostra gestione, le catacombe portano economia, e non voglio credere che la Santa Sede intenda togliere economia a Napoli».
E non lo chiedono solo i ragazzi della cooperativa, e nemmeno solo il quartiere, che pure si è mobilitato: c’è un appello a papa Francesco che in due giorni ha raccolto quasi trentamila firme. E l’elenco continua a crescere ogni ora.