Una città e i suoi campioni del design Questo è stato il «sentimento milanese»
Da Salvioni le icone (e le storie) di Zanotta immerse nei luoghi illustrati da Carlo Stanga
L’Ottagono della Galleria, piazza del Duomo, la Stazione Centrale. Abbozzati dal tratto leggero dell’illustratore Carlo Stanga, i luoghi più identificativi di Milano diventano i fondali di stanze popolate da mobili: soggiorno, zona pranzo, angolo della musica, studio, camera da letto. Così si presenterà al pubblico (dal 15 novembre nello spazio Salvioni di via Durini) la mostra «Interno milanese», che vuol raccontare le atmosfere delle case milanesi attraverso i pezzi di Zanotta più intrinsecamente legati alla vita del luogo. Simbolo di un certo gusto colto e di quell’eleganza funzionale che supera ogni moda, gli arredi di Zanotta qui mostrano come siano attuali ancora oggi in una città che, dagli anni in cui furono creati, è molto cambiata nello stile di vita che offre. Eppure questi oggetti sono rimasti pressoché gli stessi, senza che sembrino datati. Merito solo del buon design?
«Oggi siamo in una fase dove più che uno stile o uno status, in una casa entrano le esperienze personali e le nostre passioni. Gli oggetti che scegliamo sono quelli che sentiamo in sintonia con noi e quindi ci fanno muovere a nostro agio nello spazio», spiega Giuliano Mosconi, presidente e ad di Zanotta. Ma poi c’è il «contenitore»: «Il vissuto di Milano è molto diverso per esempio da quello romano o fiorentino. L’idea è stata raccontare un “sentimento milanese” , attraverso i designer che si muovevano nella realtà cittadina tra gli anni ‘60 e ‘80». I Castiglioni, lo studio De Pas D’urbino Lomazzi, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Marco Zanuso, Gae Aulenti, ma anche l’architetto e artista Gabriele Mucchi si materializzano nelle stanze grazie ai pezzi creati da loro per Zanotta. Dietro, ci sono spezzoni di vita vissuta: «Ricordo per averlo sentito in prima persona - ero appena entrata in azienda - il racconto di Achille Castiglioni sul Joy, arredo multifunzione innovativo per l’epoca (era il 1989). Un giorno arrivò e ci parlò del Basello, il tavolino doppio che gli diede l’idea», rievoca Eleonora, la figlia del fondatore Aurelio Zanotta, e oggi art director del marchio. «Lui, che era piccolo di statura, usava sedersi sulla scala di casa per leggere, disegnare. Da qui l’idea di progettare un “gradino movibile” fatto da due piani connessi da un giunto che, ruotando, diventavano una seduta e un piccolo piano di appoggio. Un pezzo nato per gioco, e il mobile a ripiani Joy fu il suo sviluppo, ampliandone l’uso: aperto a ventaglio si adatta a un angolo, tutto chiuso a un piccolo spazio».
L’osservazione della vita di tutti i giorni era spesso il punto di partenza. Tema quanto mai attuale, se si guarda per esempio il divano Milano di De Pas D’urbino Lomazzi: «L’idea dei progettisti allora, era la fine degli anni ‘80, fu di raccontare visivamente il comfort: un cuscino unico trapuntato, alla Mies van der Rohe, appoggiato libero su una base aerea, su cui comporre braccioli e schienale», spiega Eleonora. Precorritore dei futuri divani ma simbolo di un ritorno, oggi, a sedute più contenute e facili da collocare: «Non a caso puntiamo a rilanciarlo. Allora fu un best-seller e, con la sua attualità, può tornare a esserlo», precisa Mosconi. A questo proposito, spiegano, molti pezzi che si vedranno esposti sono stati attualizzati nelle finiture e nelle tinte: «La chaise longue Maggiolina di Zanuso oggi è trattata a galvanica. E poi abbiamo introdotto colori più contemporanei: per esempio il portavasi Albero ora è anche in amaranto e nel verde voluto da Castiglioni». La serie Quaderna di Superstudio è invece intatta: «Allora il progetto fu un esempio di design radicale: la basicità, un materiale nuovo il laminato - decorato da semplici linee. La visione di un mondo collegato da un reticolo: come ci ha detto Cristiano Toraldo di Francia, fondatore di Superstudio, oggi potrebbe essere la trasposizione del web», raccontano. Mani di designer diversi ma, dice Mosconi, uniti da un filo sottile: «La libertà data ai loro oggetti di inserirsi in qualsiasi spazio: siamo noi, per come siamo, a diventare attraverso loro gli autori della nostra casa». Rigorosamente, in «stile Milano».
Eleonora Zanotta «Ricordo Castiglioni che inventò per gioco il mobile a ripiani Joy sul quale ci si può sedere»