Corriere della Sera

Il villaggio degli ultimi

Calopresti: racconto Africo, luogo di sogni e sconfitte E ricompare Fonte: contento di recitare a piedi nudi

- Valerio Cappelli

no, il produttore di film commercial­i che si lancia in quello che definisce «il film della mia vita, il più difficile» (c’è anche Rai Cinema), lui che aveva il nonno di questa montagna; ed eccolo nel cameo in cui interpreta il piccolo protagonis­ta ormai anziano che torna sui luoghi dell’infanzia. La storia è vista con gli occhi del bambino. Suo padre è l’attore Francesco Colella, quello che incita alla rivolta con lo spaccapiet­re Marco Leonardi e si scontra col brigante, Sergio Rubini, in sella al cavallo, simbolo di potere, e vuole che tutto resti com’è.

In questo luogo così evocativo, Africo nell’etimologia greca vuol dire schiuma, girare un film è un’avventura, e meno male che c’è Fortunato che sul set porta i suoi animali e cucina usando prodotti che sanno di quest’aria saporita, diversa dalle città.

Una storia che racconta nel fango la povertà più nuda, quella vera. «Hai detto agli attori che devono camminare a piedi nudi?», chiede Lucisano a Calopresti, calabrese pure lui, che sorride: «Fulvio mi ha detto che una cosa così non l’aveva mai fatta». Valeria Bruni Tedeschi, figlia di un industrial­e, come ha reagito a una storia così lontana, dove si recita in dialetto calabrese? «Ha cercato di capire cosa volevo da lei, le ho dato poche indicazion­i, è stata curiosa, sul set ha voluto portare i suoi figli».

È difficile parlare senza retorica degli ultimi. «Luogo geografico e dell’anima, cronaca e favola, Africo è in Europa e ci ricorda cosa, solo 70 anni fa, poteva essere la nostra terra, ma in quanto terra del Sud assomiglia nei suoi sogni e nelle sue sconfitte a tutte le periferie del mondo», dice il regista, che si sposta dai film intimi di relazioni interperso­nali a una vicenda epica, tanto che parla di «western, la strada in costruzion­e, il luogo di frontiera…».

Il romanzo parla di smottament­i e frane, ma il disastro idrogeolog­ico e l’attualità non sono il tema. Qui, in un’italia prima del boom economico, vediamo un paese che non c’è più, una frazione dimenticat­a e quindi un peso morto. Si contano quasi mille comparse, tanti ragazzi di queste parti: «Si stanno rimboccand­o le maniche, l’unica “industria” con cui sono cresciuti è la ‘ndrangheta e loro non vogliono essere quella roba lì ma mettere in moto un’energia, vogliono ripopolare Africo e altri paesini, hanno cominciato a parlarne col presidente della Regione». Coltivano un’idea di riscatto sociale, che poi è il messaggio del film: la strada che si vuole costruire.

Il paese è in Europa e ci ricorda cosa, solo 70 anni fa, poteva essere la nostra terra, ma in quanto terra del Sud assomiglia a tutte le periferie del mondo

 ??  ?? Indicazion­i Mimmo Calopresti (a sinistra) parla sul set a Francesco Colella che interpreta il padre del bambino attraverso cui è vista tutta la storia
Indicazion­i Mimmo Calopresti (a sinistra) parla sul set a Francesco Colella che interpreta il padre del bambino attraverso cui è vista tutta la storia
 ??  ?? Marcello e Valeria Valeria Bruni Tedeschi, 53 anni, e l’attore rivelazion­e di «Dogman» Marcello Fonte, 40, in una scena di «Via dall’aspromonte» diretto da Calopresti. Il film, tratto dall’omonimo libro di Pietro Criaco, è ambientato negli anni 50
Marcello e Valeria Valeria Bruni Tedeschi, 53 anni, e l’attore rivelazion­e di «Dogman» Marcello Fonte, 40, in una scena di «Via dall’aspromonte» diretto da Calopresti. Il film, tratto dall’omonimo libro di Pietro Criaco, è ambientato negli anni 50

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