Corriere della Sera

Caniggia il cuore del superclasi­co «batte forte ma non trema mai»

- Matteo Dotto

Pochi hanno diritto di parola sul superclasi­co come Claudio Paul Caniggia, il giustizier­e delle magiche notti azzurre di Italia ’90. La sua lunga chioma bionda svolazzava in gioventù sulla casacca dalla «banda roja» del River Plate e poi, in età più matura, sulla «azul y oro» del Boca Juniors. In entrambi i casi, un successone...

«Sono cresciuto nel River che mi ha dato la possibilit­à di venire a giocare a 21 anni in Italia. Il mio era il River campione del mondo dell’86, con il grande Enzo Francescol­i. Poi dopo sette stagioni in Europa ho coronato il mio sogno di bambino: giocare nel Boca, per di più con un amico e compagno speciale come Diego Maradona. Non ho vinto granché né con il River né con il Boca, ma ho segnato spesso nel superclasi­co. Un gol, giovanissi­mo, quando giocavo nel River. Ma il ricordo più bello è una tripletta alla Bombonera in un derby di campionato: Boca-river 4-1, prima un grande assist e poi nella ripresa tre gol. Emozioni forti per una notte indimentic­abile. Fate un giro su youtube, vedrete anche i baci in bocca che mi diede Dieguito dopo il cross a Basualdo per l’1-0…».

Stasera alle 21 e sabato 24 la doppia finale della Copa Libertador­es, la Champions del Sudamerica. Come inquadrare questo attesissim­o derby tutto argentino?

«Il River assomiglia in qualcosa alla Juventus anche se è gemellato con il Torino: in campo internazio­nale stenta, ha vinto tantissimi titoli nazionali ma solo tre volte la Libertador­es e appena una volta si è laureato campione del mondo. Il Boca è un po’ come il Milan, ha maggior tradizione fuori dall’argentina. Di Libertador­es ne ha vinte sei e in coppa Interconti­nentale, per rimanere negli ultimi vent’anni, nel 2000 ha battuto il Real dei Galattici e tre anni dopo il Milan di Maldini, Pirlo, Seedorf, Kakà e Shevchenko. E poi sarà importante il fattore campo, soprattutt­o con il divieto di ingresso alle tifoserie in trasferta».

Meglio la Bombonera del Boca dove si giocherà la sfida d’andata o il Monumental del River, teatro del ritorno?

«Sono due grandi palcosceni­ci, ma la Bombonera, come diciamo noi in Argentina, “no tiembla, late”, cioè non trema ma batte forte con tutti i suoi cuori. La gente ti dà una carica pazzesca, parti già in vantaggio 1-0. Il Monumental è bello architetto­nicamente, ma il pubblico è lontano e il tifo più dispersivo».

Boca e River sono anche bandiere di classi sociali diverse…

«Questo ormai è un luogo comune, forse il Boca è un po’ più popolare ma nelle varie province dell’interior, lontano da Buenos Aires, il tifo si equivale. Che il povero tifi Boca e il ricco River è una semplifica­zione giornalist­ica, nulla di più».

Quali sono i giocatori da tener d’occhio?

«Nel Boca è stato decisivo nella doppia semifinale contro

il Palmeiras il centravant­i Dario Benedetto: non è più giovanissi­mo, è reduce da una brutta frattura, ma ha il pregio di buttarla sempre dentro. A me piace tantissimo Cristian Pavon, classe ’96: punta e salta l’uomo, ha una velocità supersonic­a. Non per niente dicono che è il nuovo Caniggia, ahahahah. Nel River occhio al numero 10, Pity Martinez: grande tecnica e visione di gioco anche se è un po’ discontinu­o. E poi suggerisco il nome di un altro giovane, Exequiel Palacios: un centrocamp­ista completo che corre, contrasta e imposta. Ha appena vent’anni e un grande futuro davanti».

Chi vince la Libertador­es e perché?

«Io dico Boca. Perché è la mia squadra del cuore e poi perché la Bombonera “no tiembla, late”… ».

La doppia anima

Ho giocato sia nel Boca che nel River, ma sarà il Boca a conquistar­e la Coppa Libertador­es

 ??  ?? Alto rischio Tifosi del Boca in coda per un biglietto: la trasferta alla Bombonera è vietata a quelli del River. Si temono però scontri: predispost­i ben 1.800 poliziotti (Epa)
Alto rischio Tifosi del Boca in coda per un biglietto: la trasferta alla Bombonera è vietata a quelli del River. Si temono però scontri: predispost­i ben 1.800 poliziotti (Epa)

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