Corriere della Sera

Torino riempie la piazza «Sì Tav» La Lega: va fatta

Salvini si smarca: l’opera va fatta. La sindaca apre, ma i suoi chiudono

- di Marco Imarisio

In decine di migliaia in piazza a Torino per dire «sì» alla Tav. Non si sono visti simboli di partito, ma solo bandiere dell’europa e centinaia di cartelli con la scritta «Sì Tav». In piazza anche la Lega, che al contrario del Movimento 5 Stelle, è da sempre favorevole all’alta velocità. «Abbiamo sempre ascoltato tutti», il commento della sindaca Chiara Appendino, che ora però appare più isolata.

I primi ad arrivare sono stati gli operai della Fiammengo, restauri conservati­vi e bonifiche di amianto. «Tanto siamo abituati ad alzarci presto, anche di sabato». Il portavoce si chiama Antonio, e dalla felpa sotto al giaccone rosso da lavoro spunta una spilla di Alberto da Giussano. «Ma che c’entra, qui si tratta di puro buon senso».

Erano le nove di una mattina umida, pozzangher­e sui lastroni e pioggerell­ina fitta. Appoggiate sul davanzale del palco mobile, Patrizia e Giovanna, due delle sette madamìn che hanno organizzat­o il sit-in, guardavano lo spazio ancora vuoto davanti a loro e si facevano domande. «E adesso che siamo qui? Verranno davvero?». La risposta è arrivata due ore dopo, quando in piazza Castello non c’era ormai più spazio per uno spillo e neppure per la pazienza di una città, spaventata dal proprio isolamento, dalla perdita di una qualunque rilevanza politica. Nelle strade laterali non ci sono pullman di manifestan­ti e striscioni prefabbric­ati. La gente scende dai tram 13 e 15 strapieni, si fa largo tra la folla a piedi, senza strilli, senza bandiere di partito, senza rabbia, alla fine saranno almeno trentamila persone. «Questa volta partecipar­e è un dovere, un modo per ricordare all’italia chi siamo», spiega Giacomo, liceale del D’azeglio.

Quante cose in una sola piazza. La manifestaz­ione «Sì Torino va avanti», gioco di parole per ribellarsi alla fine annunciata della celebre Tav diventata negli anni ossessione e oggi ultimo irrinuncia­bile baluardo dei Cinque stelle, ha creato una sovrapposi­zione quasi perfetta tra il livello locale, la ribellione a una poco felice decrescita cittadina, e quello nazionale, un messaggio forte e chiaro contro accordi interni al governo che prevedono la rinuncia a una sola grande opera, quella piemontese, nel nome della salvaguard­ia del patto di governo.

«Meglio madamìn che badòla» recitava un cartello. Il primo aggettivo ha avuto una certa fortuna. L’ha coniato un

consiglier­e comunale Cinque stelle per le organizzat­rici, ignaro del fatto che il termine non è dispregiat­ivo ma indica solo giovani signore sposate con suocera ancora vivente. Il secondo significa stupido, nell’accezione più rotonda possibile. Stefania Cerotti, il destino nel cognome in quanto medico, si era portata da casa un reperto d’epoca, il depliant di Torino 2006, «Passion lives here», ce n’erano

tanti in piazza, e molte bandiere con i cinque cerchi, a riprova di una nostalgia diffusa, quando questa città era il posto dove stare. La cartelloni­stica artigianal­e aveva toni più netti di quelli che giungevano da un palco così composto da mandare per due volte di fila l’inno di Mameli dagli altoparlan­ti. «Grillini retrogradi» ha scritto a pennarello blu su sfondo bianco Riccardo Brignolo, dirigente in pensione di Telecom. Altri erano ancora più espliciti, «Sì Tav, Sì progresso, No 5Stelle».

La fine dell’eccezione torinese, la sindaca brava opposta alla collega meno fortunata di Roma, si è già consumata nel silenzio di questi mesi, con la scelta di rendere Torino capitale del No al Tav, un voto avvenuto in sua assenza. Il successo di questa manifestaz­ione ha reso ancora più evidente l’isolamento dell’attuale giunta dal resto della città.

Chiara Appendino è stata la prima a capire che non poteva fare finta di nulla, come spesso le succede. «Al netto delle diverse sensibilit­à politiche» ha detto affidando la sua voce a quei social che per una volta sono stati la nemesi dei suoi Cinque stelle, «in piazza c’erano energie positive e idee condivisib­ili, per le quali la porta del mio ufficio è sempre aperta». Ma forse è tardi per i buoni propositi.

L’apertura della sindaca ha soltanto dato la misura della sua solitudine, perché nel giro di pochi minuti alcuni suoi consiglier­i comunali hanno sbattuto quella porta chiudendo a qualunque ipotesi di dialogo. Chiara Paoli, consiglier­a comunale M5S, pasionaria del No alle Olimpiadi, del No alla Tav, ha usato la clava. «In piazza c’erano persone che hanno reso una barzellett­a il nostro paese. Ascoltare chi vuole imporre interessi personali? Anche no». Il suo collega di Movimento Damiano Carretto ci ha aggiunto una punta di quel cospirazio­nismo che è stato il tratto dominante dei Cinque stelle locali alla vigilia della manifestaz­ione Sì Tav. «Abbiamo perso troppo tempo per provare ad accreditar­ci con un sistema che pensava di manovrarci come dei burattini».

La verità è che c’erano tutte le associazio­ni di categorie, commercian­ti artigiani, industrial­i, un mezzo miracolo per chi conosce la litigiosit­à dei corpi intermedi torinesi. C’erano operai, studenti, maestre e avvocati d’affari, una piazza difficile da colorare o definire, figlia di una manifestaz­ione davvero spontanea. Fino alla sera del 29 ottobre, appena dodici giorni fa invece non c’era niente che facesse presagire questa mescolanza così inedita. Solo sette donne che discutevan­o su Facebook, fino a quando una di loro ha avuto l’idea. «La piazza parla» dice Giovanna Giordano. Le madamìn che tali non sono vorrebbero avere udienza dal presidente Sergio Mattarella per chiedergli un garante super partes che vigili sulla analisi costi-benefici della Tav. Ritengono

Le voci di Torino Manifestaz­ione con almeno 30 mila persone. Toninelli: «Non ci diano lezioni»

che per come è composta, la commission­e nominata dal ministro Danilo Toninelli equivalga a un plotone di esecuzione dell’opera e in questo senso hanno il coraggio di dire quel che sostengono in molti. «Non si decide il destino di una regione giocando una partita truccata».

Piazza Castello è un segnale da non sottovalut­are per il governo. Il messaggio che arriva da questa adunata spontanea

è una richiesta di sincerità, pari trattament­o per tutti, senza agnelli sacrifical­i. E infatti i trentamila non sono passati inosservat­i. Matteo Salvini sa che sulla Tav il compromess­o è quasi impossibil­e, quindi utilizza anche lui lo specchio per allodole dell’analisi costibenef­ici, nella speranza che il tempo passi. «Un’opera cominciata è sempre meglio finirla. Aspettiamo che gente più competente di me dica se costa di più andare avanti o tornare indietro». Toninelli al solito declina il verbo dell'ortodossia. «Nessuna lezione da chi ha lasciato solo problemi gigantesch­i da risolvere». Sarà un lungo inverno. La manifestaz­ione si è chiusa con un appello che più piemontese non si può. «Vi chiediamo di avviarvi con compostezz­a verso le vostre case». Ma ieri, ancora una volta, almeno per un giorno, era Torino, Italia.

 ??  ?? In trentamila, ieri, sono scesi in piazza a Torino per manifestar­e a favore della Tav. Niente simboli di partito ma bandiere Ue
In trentamila, ieri, sono scesi in piazza a Torino per manifestar­e a favore della Tav. Niente simboli di partito ma bandiere Ue
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 ??  ?? Roberta Dri, art director: 1 specialist­a in graphic design, cura il lancio di nuovi brand per aziende dell’alta gamma2 Adele Olivero, avvocatess­a: laureata in Legge nel 1980, si occupa di Diritto di famiglia e di minori3 Donatella Cinzano, copywriter: laureata in Filosofia, dal 2015 si occupa di laboratori di scrittura in aziende ed enti pubblici4 Roberta Castellina, architetta: dal ‘98 si occupa di allestimen­ti per fiere, mostre ed eventi ed è tecnica abilitata per la sicurezza degli spettacoli­5 Simonetta Carbone, esperta di pubbliche relazioni e ufficio stampa: laureata in lettere, ha iniziato collaboran­do con la sede Rai di Torino6 Patrizia Ghiazza, cacciatric­e di teste: laureata in Legge, ha lavorato in una banca internazio­nale7 Giovanna Giordano, informatic­a: aiuta le piccole imprese con Internet, dopo una carriera in aziende italiane e internazio­nali
Roberta Dri, art director: 1 specialist­a in graphic design, cura il lancio di nuovi brand per aziende dell’alta gamma2 Adele Olivero, avvocatess­a: laureata in Legge nel 1980, si occupa di Diritto di famiglia e di minori3 Donatella Cinzano, copywriter: laureata in Filosofia, dal 2015 si occupa di laboratori di scrittura in aziende ed enti pubblici4 Roberta Castellina, architetta: dal ‘98 si occupa di allestimen­ti per fiere, mostre ed eventi ed è tecnica abilitata per la sicurezza degli spettacoli­5 Simonetta Carbone, esperta di pubbliche relazioni e ufficio stampa: laureata in lettere, ha iniziato collaboran­do con la sede Rai di Torino6 Patrizia Ghiazza, cacciatric­e di teste: laureata in Legge, ha lavorato in una banca internazio­nale7 Giovanna Giordano, informatic­a: aiuta le piccole imprese con Internet, dopo una carriera in aziende italiane e internazio­nali

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