«Undicimila alberi per il nostro bosco invece del cemento»
Parma, la sfida di padre e figlio nell’area edificabile
Un bosco di dieci ettari spuntato (quasi) dal nulla a sette chilometri, in linea d’aria, dal centro di Parma. L’insolita avventura è cominciata nel 2000 ma tra il 7 gennaio e il 30 marzo di quest’anno ha visto un’accelerazione decisiva e tra un paio d’anni ne vedremo la rigogliosa conclusione. A portarla avanti assieme, con l’entusiasmo di chi sta realizzando un sogno piuttosto naïf, sono padre e figlio, Giancarlo e Roberto Spaggiari, 86 e 47 anni. Il primo è un contadino — anzi un «coltivatore diretto» come orgogliosamente si definisce — e il secondo è un impiegato comunale con due lauree, in Legge e in Archeologia.
Già adesso il colpo d’occhio dall’alto, con le immagini riprese da un drone, è eloquente: lungo la via Emilia, tra file di capannoni industriali e aziende casearie che producono Parmigiano, a un certo momento compare una grossa macchia verde. Appunto il perimetro dell’impresa degli Spaggiari, senior e junior.
Mica facile immaginare qui un bosco in una zona della periferia cittadina per la quale — eravamo alla fine del 2000 — il piano regolatore aveva previsto una fitta urbanizzazione. A Giancarlo e Roberto vennero offerti «tanti soldi» per vendere i loro dieci ettari di campagna — tutti edificabili — che ospitavano una Milioni
Gli ettari di bosco in Italia, circa il 39 per cento dell’intera superficie nazionale. Un numero in crescita: erano 7 milioni nel 1985 Gli alberi ogni 100 abitanti. Così Modena è in testa alla classifica delle città con più verde, secondo l’ultimo rapporto di Legambiente coltivazione di pomodori e un piccolo vigneto. Ma padre e figlio resistettero alle ripetute tentazioni economiche perché nel frattempo erano già entrambi presi dalla loro visionaria idea, convinti che «fra una casa e un albero — sostiene sicuro oggi Giancarlo — è meglio scegliere l’albero». L’aiuto decisivo è arrivato da un fondo per lo sviluppo rurale promosso dall’unione europea. Che ha pagato le spese di piantumazione del bosco — in sostituzione della precedente coltivazione agricola — concedendo per dodici anni una cifra di «mancato introito» con cui, sì e no, ogni dodici mesi ci si potrebbe acquistare uno scooter usato.
I primi quattro mila alberi sono stati piantati nel 2000 su tre ettari. Il resto (7.036 tra querce, noci e frassini) è arrivato quest’anno, spedito da Sognatori Roberto Spaggiari (a sinistra) e suo papà Giancarlo — rispettivamente 47 e 86 anni — tra i filari del bosco impiantato, a partire dal 2000, nella loro azienda agricola a San Prospero, nella periferia di Parma, lungo la via Emilia. Giancarlo Spaggiari è un coltivatore diretto mentre suo figlio è un dipendente comunale, laureato in Legge e Archeologia un vivaio nel Reggiano. Ci sono anche arbusti tipo cornioli, prugnoli e sanguinelli, oltre a piante secondarie come peri selvatici, meli e olmi.
«Sono contento di aver fatto questo bosco, così non ci sono più trattori, né diserbanti. Qui non c’è più niente, qui c’è solo natura» dice sereno Giancarlo mentre cammina tra i suoi filari. Roberto gli fa eco: «È come avere ristabilito un equilibrio con quello che c’era prima di noi: niente cemento, solo verde».
A dare una mano agli Spaggiari, quest’inverno nella piantumazione, è stata una curiosa combriccola di amici pagata con «amarone, lambrusco e polenta».
Spaggiari jr li cita tutti: «Massimo Catellani e Alberto Fontana, dipendenti Parmalat; poi Cristian Mercadanti che vende dischi in vinile; Romano Gelati, professore di geologia in pensione, e Roberto Vezzani, barista».
Ma Parma come ha accolto il nuovo bosco? «Le scuole bene — racconta Giancarlo — . Studenti e professori vengono spesso a farci visita».
Qualcuno però l’ha presa male: «Si è lamentato: “Con gli alberi non vediamo più il panorama...”». Altri hanno spedito a Spaggiari senior un volantino anonimo su cui compariva questa scritta: «Ci sono troppe foglie in giro».
Alefulloni