Corriere della Sera

Caso Desirée, il gip insiste sull’omicidio

- Fulvio Fiano

questione di indice, capito?».

Meglio usare il mouse del computer per muovere i soldi, insomma, che il grilletto di una pistola per sparare. Si guadagna di più e si rischia di meno, senza fare rumore né attirare l’attenzione degli investigat­ori. E così avviene con la gestione delle scommesse online, quelle legali e illegali insieme, amministra­te attraverso piattaform­e parallele nei punti vendita disseminat­i sul territorio controllat­o dalle diverse famiglie mafiose: la Sacra corona in Puglia, la mafia in Sicilia, la ‘ndrangheta in Calabria. Un metodo collaudato che garantisce entrate milionarie grazie ai soldi degli scommettit­ori (quasi sempre denaro contante, e dunque utile al riciclaggi­o), entrate clandestin­e e l’evasione delle somme dovute allo Stato per quelle legali. Cifre astronomic­he che hanno portato al sequestro di beni per oltre un miliardo di euro (723 milioni soltanto in Calabria) nella maxi operazione condotta dalle Procure di Bari, Catania e Reggio Calabria, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, che ha portato all’arresto di 68 persone con accuse che spaziano dall’associazio­ne mafiosa al trasferime­nto fraudolent­o di valori, passando per riciclaggi­o, autoricicl­aggio, illecita raccolta di scommesse online, fraudolent­a sottrazion­e ai prelievi fiscali e altri reati.

«Gli indagati sono soggetti dediti da tempo allo spaccio e al consumo di droghe, ragione per cui sono consapevol­i degli effetti che tali sostanze possono produrre su un giovane assuntore (...). L’evento morte non è fatto improvviso ma diretta conseguenz­a della loro condotta commissiva ed omissiva». Così scrive il gip Tomaselli nel rimotivare l’arresto di Yusif Salia, accusato con altri tre stranieri della morte di Desirée Mariottini, dopo che il giudice omologo di Foggia, dove il ghanese fu fermato, aveva escluso l’omicidio volontario. Sentito ieri su rogatoria, Salia ha negato: «Non avevo droghe con me, non conosco gli altri indagati e con la ragazza, che credevo maggiorenn­e, ho avuto un rapporto consensual­e. Non c’ero quando è morta». Il passaggio rimarcato dal gip è importante perché sostiene l’ipotesi di omicidio rilanciata ieri dai pm anche al tribunale del Riesame che, dopo aver escluso il reato per Brian Minteh e Chima Alinno, discuteva ieri la posizione di Mamadou Gara: la decisione è attesa a giorni. Gara e Salia, per l’accusa, hanno le maggiori responsabi­lità perché a loro viene contestata «la cessione alla minore del mix letale». Sentito anche Marco Mancini, il 37enne che avrebbe fornito gli psicofarma­ci: «Li avevo per uso personale, non li ho ceduti alla ragazza», ha detto con l’avvocato Gabriele Galeazzi. Versione riconosciu­ta dal gip che ha convalidat­o il fermo per spaccio, senza l’aggravante della vendita a minorenne.

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