Corriere della Sera

Da filosofo a maestro del gossip, così scopro le vite degli altri

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«Nooo! A 13 anni m’innamorai di un coetaneo. Non volendo vivere nella menzogna, lo confidai a mia madre: mi piacciono i maschi. Sorrise e mi abbracciò. In seguito nel mio mestiere avrei visto di tutto: dal famoso calciatore che rimorchia solo ragazzi arabi ai compagni di squadra che organizzan­o festini omosex».

Visto? È sicuro?

«A Milano abito in viale Monza, mondane e trans mi raccontano cose folli. Poi bisogna farci la tara. Efe Bal, per esempio, è un’encicloped­ia, ma va presa con le pinze. Di notte ci sono uomini famosi che annegano le responsabi­lità del potere in questo modo. Potrei farle i nomi di politici dai gusti eccentrici». (Li fa). «Io trasgredis­co praticando la castità. Ma ho sofferto di bulimia sessuale da stress».

Pensa di aver arrecato del male a qualcuno con i suoi pettegolez­zi?

«Sì, però ho sempre chiesto scusa».

Guido Carretto, che fu a lungo direttore di «Novella 2000», mi diceva: «Non rovino famiglie, al massimo mi occupo di famiglie già rovinate». Anche lei?

«Mi sono dato un limite deontologi­co e umano: mai riferire tradimenti coniugali se ci sono di mezzo figli minorenni».

Ha colleziona­to molte querele?

«Solo tre. La prima da Francesca Pascale. Scrissi che la fidanzata di Silvio Berlusconi aveva litigato con la sua assistente in un supermerca­to di Arcore. Ci siamo parlati, è nato un buon rapporto. Querela ritirata. La seconda da Belén Rodríguez. La ribattezza­i Lady Flop, attribuend­ole ingiustame­nte alcuni insuccessi profession­ali. In seguito presi le difese di Geremia e Cecilia, i suoi fratelli. Si commosse. Aperitivo e causa finita. La terza da Claudio Sona, primo tronista gay di “Uomini e donne”. Ero convinto che fosse fidanzato con un ragazzo e che avesse mentito sul suo stato di single. Mi ha perdonato».

Minacce mai?

«Velate. Dalla vecchia dirigenza della Rai. Scrissi che una guardarobi­era era diventata autrice perché è l’amante di un celebre volto dei talk show. Mi risulta che continui a guadagnare più del presidente della tv di Stato. E poi tentarono di sabotarmi perché un uomo di vertice aveva una liaison con una conduttric­e bionda».

Chi è il suo rivale nel ramo gossip?

«Me stesso».

Quanti contatti ha nel cellulare?

«Più di 4.000. Passo al telefono per cento delle mie giornate». il 60

Come ha fatto a guadagnars­i la fiducia delle sue fonti?

«Non le ho mai tradite. Semmai mi hanno tradito loro. In genere capita con personaggi dell’alta finanza o politici. Mi cercano per rivelarmi indiscrezi­oni che nuocciono ai loro antagonist­i».

D’agostino sfonderebb­e anche con un giornale, un «Dagospia» di carta?

«Roberto è un genio. Qualunque cosa faccia, ha successo. È anche un abilissimo mediatore. Non credo che gl’interessi la stampa. Il suo habitat è la Rete».

Con me ha ammesso che per nessun motivo al mondo scriverebb­e qualcosa che potesse dispiacere ai suoi amici Barbara Palombelli e Renzo Arbore. Gli intoccabil­i di Dandolo chi sono?

«A parte Dago e Brindani, solo Mara Venier. Ho sempre rifiutato di andare in tv. Non amo mischiarmi con il mondo che racconto. Lo osservo come se fosse un acquario. Non voglio diventare uno dei pesci che vi nuota dentro. Ma con Mara è nato qualcosa di diverso. La sento

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