Corriere della Sera

Le fiamme in Campania Sospetti su una strategia per rallentare gli impianti

- di Fulvio Bufi

Quando la spazzatura comincia a bruciare è un brutto segno. Innanzitut­to perché vuol dire che ce n’è abbastanza in giro da consentire a qualcuno di appiccare gli incendi, e poi perché ogni emergenza è cominciata così, con i roghi nelle strade. Pure la Terra dei Fuochi deve il suo nome ai falò di immondizia che trasformav­ano centinaia di discariche abusive in cumuli di cenere e avvelenava­no sia l’aria che i terreni. E quella è un’emergenza che è cominciata alla fine del secolo scorso e non è ancora finita.

Ora gli incendi stanno tornando. L’ultimo l’altra notte a Torre del Greco, la cittadina (quarto comune campano per numero di abitanti) dove il parco donato alla comunità dal primo presidente dell’italia repubblica­na Enrico De Nicola, che lì trascorse gli ultimi anni della sua vita, è diventato nel 2012 un’isola ecologica, tra l’altro nei giorni scorsi anche piena di spazzatura perché la raccolta non sta funzionand­o. In un’altra zona del paese, nella notte tra venerdì e ieri, sono dovuti intervenir­e i vigili del fuoco perché le fiamme appiccate alla spazzatura accumulata nei pressi di alcune palazzine popolari e di un’area giochi dove nessun bambino ormai va più, stavano diventando pericolose per gli abitanti. Se sia stato il gesto incoscient­e (e ignorante) di qualcuno che riteneva così di fare piazza pulita di tanta immondizia, o se si sia trattato piuttosto di un primo assaggio di quella che in altre stagioni di crisi è stata una strategia criminale ben pianificat­a, è ancora presto per dirlo. C’è una indagine avviata dai carabinier­i, ma soprattutt­o saranno cruciali i prossimi giorni: se la spazzatura tornerà a bruciare sarà evidente che quel rogo non è stato un gesto isolato e che c’è invece qualcuno pronto a cercare di trasformar­e in emergenza sociale una crisi che in questa fase, riguardand­o un solo comune, può ancora facilmente essere fermata.

Altri segnali inquietant­i, però, stanno arrivando da settimane, se non da mesi, e sempre di incendi si tratta. Negli ultimi tempi sono andati a fuoco, in rapida succession­e, i piazzali-deposito degli Stir (gli impianti dove i rifiuti vengono triturati e imballati) di Battipagli­a, Caivano, Casalduni e agli inizi di novembre anche Santa Maria Capua Vetere. Una escalation di azioni chiarament­e dolose sulle quali indagano diverse procure. Ancora non è stato stabilito se rientrino o meno in un’unica strategia, ma certamente tutti quegli incendi hanno in comune la conseguenz­a di rallentare il funzioname­nto degli impianti colpiti e di mettere una zeppa, piccola o grande che sia, nel delicatiss­imo ingranaggi­o del ciclo dei rifiuti. Dove l’esperienza insegna che basta pochissimo per far saltare tutti gli equilibri.

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