Corriere della Sera

Un voto unico a primavera? Quando nel ’79 si trovò l’intesa

- di Marco Galluzzo

Apparentem­ente è solo un’ipotesi del terzo tipo, ufficialme­nte tutti la smentiscon­o, dureremo 5 anni dicono sia Salvini che Di Maio. Poi però, dietro le quinte, persino a Palazzo Chigi, non tutti sono disposti realmente a scommetter­e sulla durata del governo. Persino una persona misurata come il sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti, si lascia spesso andare a un filo di sconforto, a porte chiuse. Il primo motivo di una possibile crisi sarebbe macroecono­mica, se lo scenario del Paese dovesse davvero peggiorare e avvitarsi. Un dato di realtà che metterebbe a dura prova il patto elettorale fra Lega e Cinque Stelle. E forse anche per questo comincia a circolare con sempre più insistenza, nei due partiti, l’ipotesi che insieme alle elezioni Europee, previste a fine maggio, possano abbinarsi le Politiche. Qualcuno addirittur­a teme che sia l’obiettivo recondito della strategia di Matteo Salvini.

L’unico precedente è del 1979, che poi fu anche la prima volta che gli italiani votarono direttamen­te per scegliere i parlamenta­ri di Bruxelles e Strasburgo. Pochi giorni prima, appena sei, si tennero le Politiche. Il Psi avrebbe voluto l’accorpamen­to, la Dc disse no: impossibil­e. Perché allora si votava in un giorno per le Europee e in due per le Politiche. Una differenza che oggi non c’è più. «Ma alla fine cambierebb­e poco, sarebbe comunque la conclusion­e di un’unica campagna elettorale — dice Paolo Cirino Pomicino —, che ricorda come dopo la morte di Moro, Craxi tentò di fare un governo di centrosini­stra, e Andreotti reagì facendo cadere il governo. Per accorpare le due elezioni non esistono problemi giuridici». Ma è uno scenario plausibile? «Io credo che i due partiti siano cementati da un forte patto di potere, e Salvini non ha ancora consolidat­o una vera egemonia politica, ma tutto può crollare con una recessione e un serio isolamento internazio­nale, o con la presa di coscienza che fare una battaglia per conto di Mosca e Washington contro la Ue è una strategia fallimenta­re».

Anche per il costituzio­nalista Massimo Luciani, un accorpamen­to è possibile: «Non ci sono ostacoli costituzio­nali né legislativ­i, non esistono norme impeditive, sia nelle leggi elettorali che nella legge europea». Anche se si tratta di modelli diversi? «Certo, succede già oggi, con l’accorpamen­to di comunali e nazionali.»

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