Berlusconi festeggia la piazza Sì Tav: M5S inquietanti, il governo non dura
Il sit-in a Torino. Tajani: Cirio candidato in Piemonte. Ma la Lega: l’intesa non c’è
TORINO L’aveva promesso, Silvio Berlusconi: «Torneremo nelle piazze». E così è stato. Il primo banco di prova ieri a Torino, dove sotto le finestre della sindaca No Tav Chiara Appendino hanno ripreso a sventolare un migliaio di bandiere tricolore e sono tornate a risuonare le note dell’inno del 1994, con quel «siamo tantissimi» reminiscenza più dei bei tempi andati che della piazza convocata per ribadire il «Sì» degli azzurri all’alta velocità dopo la marea arancione che il 10 novembre ha inondato la città della Mole.
Non è ancora il momento di protestare contro la manovra dell’esecutivo M5s-lega, per quello il Cavaliere ha dato appuntamento a breve. Ma le intenzioni belliche di Forza Italia non sono mai state tanto chiare, è solo questione di tempo. «Sono ogni giorno più convinto che l’anomalia del governo gialloverde non possa durare a lungo. Le loro contraddizioni cominciano a esplodere insanabili, presto arriverà il momento in cui il centrodestra avrà di nuovo la possibilità di guidare l’italia»: si sentono leggere, dal palco, i manifestanti di Torino. Il messaggio porta la firma di Silvio Berlusconi.
Il leader azzurro torna a sperare in un avvicendamento: via l’alleanza M5s-lega e largo a un esecutivo di centrodestra. Per lui i «grillini al governo si confermano coerenti con un progetto inquietante di decrescita, ostile all’impresa, allo sviluppo, al lavoro, alle infrastrutture». Basti vedere l’atteggiamento tenuto dagli alleati di Matteo Salvini sulla Tav: «Una battaglia simbolica che vede contrapposte due visioni opposte dell’economia e della società». Il Cavaliere preme sul leader della Lega affinché rompa quello che Antonio Tajani, dal palco di Torino, ha definito «un matrimonio contro natura». Il numero uno del Carroccio cerca però di sminuire la portata dell’ultimo faccia a faccia tra i due: «Abbiamo preso un caffè. Io zuccherato». E non sembra aver fretta, anche se Tajani fa notare che «i contrasti tra Lega e M5S stanno aumentando di giorno in giorno» e pronostica che «il panettone che mangeranno a Natale sarà avariato e l’uovo di Pasqua scaduto». Per il presidente dell’europarlamento — accolto sotto la Mole davanti a un binario dell’alta velocità, alla stazione di Porta Nuova, dal commissario di governo sulla Torino-lione, Paolo Foietta — dopo le europee «sarà necessario dare vita a un nuovo governo, di centrodestra».
Intanto la piazza di Torino, riempita anche grazie ai pullman organizzati dal deputato Osvaldo Napoli, urla il suo «Sì» alla Tav e applaude la capogruppo forzista alla Camera, Mariastella Gelmini, quando indica le finestre di Appendino e scongiura: «Liberiamo l’italia da questi incapaci». La Lega, oggi, se ne sta in silenzio. E anche quando il numero due degli azzurri, Tajani, in nome della ritrovata unità del centrodestra, presenta alla folla Alberto Cirio, 45 anni, eurodeputato originario di Alba, come sfidante di Sergio Chiamparino nella corsa per la presidenza della Regione Piemonte («Forza Italia vuole che sia lui il candidato unitario») la reazione del Carroccio è glaciale. «È una loro proposta, la valuteremo», tagliano corto ai piani alti del partito. E il numero uno dei deputati leghisti e segretario della Lega piemontese, Riccardo Molinari, prende tempo: «Non c’è ancora nessun accordo. Ma se spetterà a Forza Italia decidere il candidato, Alberto Cirio potrebbe essere un ottimo nome».
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