Corriere della Sera

Profilatti­co di Stato, l’ultima frontiera dei Cinquestel­le

- di Goffredo Buccini

Sull’inarrestab­ile ottovolant­e della stagione politica legastella­ta, ammettiamo­lo, non potevamo farci mancare il condom di Stato per i migranti. È l’ultima surreale curva prima del precipizio o, chissà, prima della risalita verso gli astri: sino al (nostro) prossimo «ohhh» di stupore o alla prossima giravolta in questo letto matrimonia­le a una piazza dove in due si sta stretti ma, cantavamo un tempo, soli si muore (senza numeri per governare).

In un’alternanza vorticosa di problemi seri e ripicche grottesche, diventa difficile distinguer­e tra drammi e farse persino per gli sciacalli più esperti. Così, mentre ancora volano i rifiuti (e i messaggi minacciosi) tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, spunta questo emendament­o alla manovra, presentato dai Cinque Stelle in commission­e Bilancio della Camera, che riguarda, in realtà, oltre i richiedent­i asilo e i beneficiar­i di protezione internazio­nale, tutti i giovani sotto i 26 anni e le donne che nei dodici mesi precedenti abbiano abortito. La questione, come si può intuire, è molto sensibile e nient’affatto futile, tocca le coscienze di tanti e i fondi del servizio sanitario nazionale: la contraccez­ione gratuita è un tema civile su cui una parte dell’opinione pubblica (cattolica) può non essere d’accordo ma che un’altra parte (laica) ritiene irrinuncia­bile, sicché, come sempre, ci muoviamo alla rinfusa: nel 2008 la Puglia (allora guidata da Nichi Vendola) ha aperto la strada; più di recente altre quattro Regioni — Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna — la stanno seguendo con ordini del giorno o delibere. Altrove, il buio. Mancava (manca) qualsiasi coordiname­nto statale e il Fatto Quotidiano ricordava in un’inchiesta recente come, stando ai report di organismi internazio­nali, fossimo il fanalino di coda dell’europa occidental­e quanto ad accesso alle tecniche di contraccez­ione.

Dunque una questione simile andrebbe discussa a fondo e apertament­e, magari nella società civile prima che in quella politica. Ma questa è la stagione in cui la maggioranz­a pensa di regalare un pezzo di terra alle coppie che fanno un terzo figlio (un’idea carica di antiche suggestion­i non proprio in sintonia col preservati­vo agli under 26). E, soprattutt­o, è un tempo nel quale s’è decisa una nuova stretta sugli immigrati, con il taglio della protezione umanitaria e norme più dure sulla loro permanenza nelle strutture in attesa d’espulsione.

Sicché ci vuole la solita «manina», una figura retorica mutuata dalla Prima Repubblica ma assurta a nuovi allori in questa sedicente Terza, per cambiare le carte in tavola. Regalare condom ai migranti può anche essere un balzo di civiltà ma ha soprattutt­o l’aria di un calcio negli stinchi affibbiato dai Cinque Stelle a Salvini mentre ancora infuria la polemica sui termovalor­izzatori. E finisce, magari con le migliori intenzioni, per buttare tutto in caciara. Maestri di ossimori e paradossi quali siamo, ci prepariamo a rinchiuder­e i ragazzi venuti dall’africa in centri per il rimpatrio (i Cpr) da cui non usciranno prima di sei mesi ma li riforniamo, intanto, di preservati­vi. Al «capitano» leghista non sfuggirà inoltre, quale ennesimo oltraggio ai talami tricolori, l’insidioso messaggio subliminal­e insito nell’emendament­o: i beneficiar­i del condom pentastell­ato che attraversa­no il Mediterran­eo sono quasi tutti maschi single. Qualche sapientone da talk show osserverà infine che questa è l’ennesima nazionaliz­zazione tentata dai discepoli di Grillo. Noi, ormai assuefatti e smaliziati, ci metteremo comodi sempre attendendo la battuta drammatica, «né con te né senza di te», ma sempre più certi di assistere a una vecchia, rassicuran­te commedia all’italiana.

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